mercoledì

cinque libri a settimana

Taccuino minimo di buone letture, ovvero i libri che abbiamo letto e che segnaliamo.

Supplemento settimanale senza presunzione letteraria a La Pagina Aubertiana.

nove: settimana dal tre al dieci novembre


La folie Baudelaire di Roberto Calasso

La figura di Charles Baudelaire continua a generare una serie di studi di altissimo livello anche nella critica italiana. Dopo l'eccellente ritratto di Giuseppe Montesano, "Il ribelle in guanti rosa" (e il lavoro di Alessandro Piperno sul Baudelaire secondo Sartre) è l'Adelphiano per eccellenza, Roberto Calasso, a misurarsi con una delle figure più profonde e multiformi dell'intera letteratura ottocentesca. "La folie Baudelaire" è un articolato studio sul poeta, sul critico d'arte, sull'abitante di quella Parigi capitale del diciannovesimo secolo, secondo la nota affermazione di Walter Beniamin, baudeleriano fin da subito. "Un polittico letterario" unico (la definizione è di Gilles, ma in qualche modo Calasso non potrebbe che condividerla), l'ennesima prova di uno degli ultimi grandi talenti letterari novecenteschi.

Roberto Calasso è nato a Firenze nel 1941. Dopo il liceo classico si è laureato in letteratura inglese con Mario Praz con una tesi dal titolo I geroglifici di Sir Thomas Browne. A soli ventuno anni entra nella casa editrice Adelphi, introdotto da Bobi Bazlen, suo amico e maestro. Nel 1971 diventa direttore editoriale dell’Adelphi e nel 1990 ricopre la carica di consigliere delegato.


In Sardegna non c'è il mare di Marcello Fois

Tutte le terre sono imprigionate nei luoghi comuni. Tuttavia è la Sardegna, forse, che piu` di altre, rimanda ad immagini sterotipate. Da una parte le ville sulla Costa Smeralda, dall`altra un entroterra che è costituito da un mondo arcaico dedito alla pastorizia. In questo viaggio nella sua terra d`origine, Marcello Fois, percorre quindi sentieri nuovi, cercando di abbattere i luoghi comuni associati ad una terra, la Barbagia, "troppo spesso vittima della sua stessa epica". Ecco allora un ritratto invernale, dove il clima alpino, il freddo secco, la neve sembrano elementi di un quadro esotico. Eppure, come scrive Fois, "dentro a quelle montagne abita la sostanza di un territorio molto folklorizzato, ma ancora sconosciuto nella sostanza. È proprio l'inverno che dà alla Barbagia quella profondità di territorio vivo, che differenzia il viaggiatore dal vacanziere. Perché come l'estate sostanzia il mare, l'inverno sostanzia i monti". Una nuova prospettiva sulla sarditudine da parte di un maestro del noir italiano.


Il venditore di passati di José Eduardo Agualusa

Félix Ventura si è scelto uno strano lavoro che, però, rende bene: è un genealogista, ma non ricostruisce il passato; lo inventa per vendere i suoi falsi a clienti disposti a pagarli profumatamente. Politici dal passato non propriamente immacolato, ex torturatori, petrolieri, trafficanti di diamanti e contrabbandieri venuti dal nulla - tutti, ormai certi di un futuro milionario - non resistono al richiamo del suo elegante biglietto da visita: "Assicuri ai suoi figli un passato migliore." Una sera, però, un misterioso straniero compra un'identità angolana e il passato irrompe bruscamente nel presente per saldare dei conti rimasti in sospeso. Con uno straordinario talento narrativo e un raro senso dell'umorismo, Agualusa scrive una sorta di satira feroce e divertente sulle manipolazioni della memoria e racconta la vita in stato di ebbrezza di un paese, l'Angola, in cui la fantasia ha da tempo superato la realtà.


Serbia Hardcore di Dusan Velickovic

"No, non l'ho mai conosciuto personalmente. Ci siamo stretti la mano e abbiamo scambiato alcune parole verso la fine degli anni Ottanta. A quel tempo ero un redattore della rubrica culturale del settimanale belgredese che assegna il piu' importante premio letterario in Serbia, mentre lui stava per arraffare tutto il potere sempre in Serbia".

 Cosi, verso la fine del suo bel "Serbia harcore", Dusan Velickovic presenta Slobodan Milosevic, l'uomo che piu' di tutti ha influito - funestamente - sul destino della Serbia e dei sui abitanti, per non dire delle vite di molti altri cittadini delle altre repubbliche della ex-Juogoslavia. Tante microstorie beffarde, fulminanti, compongono questo quasi romanzo sulla vita a cavallo del cambio di millennio: l'egemonia serba, la guerra con gli altri stati, i bombardamenti "intelligenti" dell'Alleanza Atalntica su Belgrado, gli omicidi eccellenti del regime. 

Giornalista, scrittore, editore e fil-maker, Dusan Velickovic e' una delle figure di spicco della vita culturale Serba.


Ricordando l'apocalisse di Kurt Vonnegut

Vonneguttiani di tutto il mondo gioite! A un anno e mezzo dalla morte (11 aprile 2007) ecco dodici perle introdotte dal figlio Mark, scrittore lui stesso. Ricordando l'apocalisse si apre con l'ultimo discorso di Vonnegut, ottantaquattrenne, a Indianapolis, sua città natale. Umorismo, satira contro guerra e religione, invettive taglienti contro la pena di morte, Marx e il capitalismo, fantascienza, razzismo, insomma tutti gli elementi che hanno sempre caratterizzato la poetica di uno degli scrittori americani più (giustamente) amati in Europa.


(a cura di Piero Valleise)

martedì


Carmelo Bene recita l'infinito di Leopardi.


domenica

cinque libri a settimana

Taccuino minimo di buone letture, ovvero i libri che abbiamo letto e che segnaliamo.

Supplemento settimanale senza presunzione letteraria a la Pagina Aubertiana.

otto: dal ventisette ottobre al due novembre


L'ultimo libro di Camilleri l'età del dubbio, Il classico ritrovato (o da ritrovare) Simenon con Maigret in corte d'assise, Il libro più importante di quest'estate l'età estrema di Luperini e poi ancora l'adultera di Giuseppe Conte, e l'ultima traduzione di uno dei più grandi scrittori in lingua tedesca: Robert Walser, il Brigante


l'età del dubbio di Camilleri

Eccoci, finalmente siamo in autunno, la stagione del riposo, della calma, della lentezza.

Rileggiamo i versi di De Pisis e riviviamo quella stanca semplice felicità: cadon le foglie gialle dei fichi / nel mio cuore si fa sera.

E soltanto in questa stagione ci sono libri che avranno quella dimensione così unica, lontana dal chiasso estivo, dalla retorica del best-seller e sapranno parlarci con verità magari la domenica sera sorseggiando un tè. 

Per questo proponiamo a tutti i lettori di riscoprire Camilleri, leggendo il suo ultimo libro che davvero non può che essere scritto da un grande autore italiano. Siamo nella Vigàta che abbiamo già imparato ad amare, e Montalbano ormai si sta avvicinando alla vecchiaia, ha cinquantotto anni e capita in andropausa. "L'età del dubbio" del titolo è dunque la vecchiaia che già inizia a pesare sul personaggio, e che lo rende davvero umano, lontano da quegli immutati stereotipi hollywoodiani. Tuttavia, anche se è invecchiato, ci sentiamo di trovare in quest'indagine, la più marina tra tutte quelle scritte da Camilleri, dei veri e proprio guizzi di giovinezza del pensiero, di lucidità intellettuale. Elementi anche polemici di intervento su questioni tanto dibattute (l'immigrazione clandestina in particolare).


Maigret in corte d'assise di Simenon

Un altro autore perfettamente autunnale e da riscoprire è Simenon. Quanti di noi magari hanno letto almeno una volta un'indagine di Maigret, magari anni fa. 

Eppure, lo abbiamo provato noi stessi in questi giorni, la rilettura di Maigret in corte d'assise è capace di stupire come la prima volta, di non farci staccare gli occhi dal libro fino alla soluzione dell'enigma, eppure di distenderci assieme alla Parigi, anch'essa perennemente autunnale, di Simenon. 

Naturalmente vogliamo rivolgere il discorso ancora con più passione a tutti quelli che magari non l'hanno mai letto, consigliando inoltre un'altra classica indagine di Maigret, la prima scritta dall'autore belga: "pietr il lettone", pubblicata anch'essa da Adelphi.


l'età estrema di Romano Luperini

Questo libro è stato probabilmente quello più importante di quest'estate, leggerlo o rileggerlo, perché no, proprio in autunno significa non solo non tradire il testo, ma capirlo fino in fondo. Perché l'età estrema è un libro sull'autunno della vita, sull'autunno dell'occidente, un racconto malinconico dal grandissimo valore letterario. 

In un certo senso quindi non può che saltare agli occhi l'assurda vicinanza con Camilleri: entrambi pubblicati dalla casa siciliana della Sellerio, entrambi vicini nel discorso su quell'età estrema che porta il dubbio (la vecchiaia), entrambi appassionati, ancora, nonostante tutto, alla vita. 

Romano Luperini è nato nel 1940, della sua prolifica attività di critico letterario vogliamo ricordare i suoi studi su Montale, la sua antologia per le scuole superiori di letteratura italiana e il suo bellissimo ritratto "il futuro di Fortini". La sua autobiografia letteraria "i salici sono piante acquatiche" è tra i libri più belli usciti negli ultimi dieci anni in Italia.


L’adultera di Giuseppe Conte

Riproponiamo questo libro per il compiacimento di averne intuito la profonda complessità e bellezza prima che fosse la stampa ad occuparsene. Aggiungiamo solo il riferimento alla recensione di Giovanni Tesio su Tutto libri de La stampa del 20 settembre che in qualche modo va letta.

Un uomo scrive di una donna, basterebbe questo per fare storcere il naso a molti, me compreso, eppure questo romanzo sconvolge per l’umanesimo e la narrazione che coglie impreparati. E’ la storia del piacere e dell’angoscia impossibili da dividere agiti da una donna, la Maddalena, dondolata come se il mare che ama l’avesse presa per sempre. La Maddalena vive come figura evangelica totalmente donna e femminile angosciata dalla sensazione di non provare colpa. A Roma, mentre traccia sulla sabbia con le dita quelle stesse lettere che aveva visto disegnare al Maestro sulla spianata del Tempio di Salomone, incontra il misterioso vecchio cui racconterà la sua segreta storia di donna.

Conte è nato a Imperia nel 1945, ha pubblicato molti lavori di critica e alcuni romanzi tra cui "Il terzo ufficiale", Premio Hemingway 2002.


il brigante di Robert Walser

Poche persone in Italia conoscono questo grandissimo autore dei primi anni del novecento. 

Eppure tra i suoi estimatori ci sono tra gli altri Fortini, Magris, Mittner, Benjamin, Musil, Mann, Kafka, Bernhard, Grassmarch... 

Per fortuna in Germania, da qualche anno, si assiste a una riscoperta generale di Walser, ormai, sempre più giustamente considerato uno tra i più grandi autori in lingua tedesca. Questa nuova attenzione, anche editoriale, promuove così anche i nuovi studi sui manoscritti del fondo R. Walser. Fino ad ora gli studiosi sono riusciti a riportare alla luce una ventina di racconti perduti e addirittura un libro, questo, per la prima volta tradotto in italia. 

Ci piace ricordare che in Walser, la vita e la finzione coincidono spesso in un modo sorprendente. La sua morte, per esempio, avvenuta per congelamento durante una passeggiata d'inverno è identica a quella di un suo personaggio. E così, in un certo senso, la fortuna del manoscritto che contiene il brigante è simile a quella del suo autore: per anni perduto e dimenticato è stato riscoperto e lentamente decifrato (e di decifrazione si trattava). 

Con questo romanzo Walser scriveva per l'ultima volta già perseguitato dalla malattia che poi lo avrebbe costretto a passare il resto della vita in un manicomio, in una sorta di autunno precendente ad un lungo inverno.

Per comprendere la grandezza di questo libro e del suo autore ci piace presentarvi l'incipit rivoluzionario consigliandovi una volta ancora la sua lettura: "Edith ama Karl. Ulteriori dettagli in seguito."



(a cura di Piero Valleise)

giovedì


In libreria, forse non tutti lo avranno notato, da un po' ho appeso sulla bacheca un documento storico, che come spesso dico bisogna rileggere ogni tanto, giusto per ricordarsi di un paio di cosette.
E' il decalogo del buon lavoratore fascista, consegnato a mio nonno Piero in quei brutti anni e ricomparso, per caso, in un vecchio testo di matematica. In realtà nessuno sa con esattezza come sia scampato alla distruzione immediata (si era socialisti di famiglia e nel cuore). Tuttavia, ricordo che quando il nonno se lo ritrovò per le mani, sessant'anni dopo, per la rabbia voleva rimediare a quel laspus e stracciarlo. Mio padre però me lo fece prima leggere ed io chiesi se potevo tenerlo.
Bene, forse non ci crederete ma il brivido che mi corre sulla schiena oggi, leggendo queste parole, è molto più tenace di quello che ancora provo con quel vecchio decalogo. 
(E il tentativo di convincermi che sia colpa soltanto dell'abitudine non mi riesce come vorrei)

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interni. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì»
(Cossiga su Giorno, Nazione, Carlino)

il resto dell'articolo lo trovate  qua 
Il commento di luca sofri, sul suo blog è molto intelligente; 
lo trovate in questa pagina  qua 

mercoledì

Pensare con i piedi


il CRA (Circolo Ricreativo Aubertiano) presenta:
Pensare con i Piedi, ovvero: più calcio per le ossa.

La Real Zizekiana è la squadra di calcio a cinque formata dagli aubertiani (Alberto, Gilles, Luciano, Piero, Sofia). 
Se vi trovate a non sapere che diavolo di sport fare in queste mezze stagioni (signora mia, le mezze stagioni!) è perché non avete ancora provato l'energia tonificante del calcetto né l'allegria sconclusionata dei zizekiani in campo.
Proprio per venirvi incontro, quindi, il CRA organizza un torneo alla Colombiana di calcio a cinque. 
Non soltanto non costa nulla iscriversi, ma in palio ci sono anche buoni sconto e libri d'argomento filolosogiconaturalambientalsocialpolitico. 
Le partite si disputano in settimana, la sera, durano tre tempi da quindici minuti (che possono essere ridotti a due per mancanza di fiato) e saranno inframmezzati da abbondanti mangiate di salumi e formaggi (o di quanto di buono saprete portare). 
Allora, che aspettate? iscrivetevi subito! è sufficiente lasciare il vostro nome cognome numero di telefono direttamente in libreria oppure, più semplicemente, mandare una mail a aubertlibreria@gmail.com (si accettano iscrizioni di squadre intere, già formate, purché non siano iscritte al campionato di serie A)

e, naturalmente, chi perde pulisce i vetri della libreria...

(gilles)

martedì

quest'oggi è morto V. Foà:

 
lo ricordiamo con il suo libro più bello: il cavallo e la torre (Einaudi 1991) con poche parole di Pietro Ingrao, su La Stampa di oggi e con una bellissima intervista.

Piccola casa borghese, salotto bianco consunto. «L’uomo che voleva la luna», come si autodefinì Pietro Ingrao nell’autobiografia, ricorda Vittorio Foa. Si rigira tra le mani «il suo più bel libro, che consiglio vivamente, Il cavallo e la torre», raccolta di ricordi scritti quasi vent’anni fa. «È stato un grande incontro. Io sempre comunista, lui socialista. Discussioni su discussioni. E una vicinanza che via via cresceva, scalzando le distanze nella catastrofe del Novecento. È stato così sin da quando ci siamo conosciuti, negli Anni Cinquanta, quando la guerra è finita, inizia la ricostruzione, si definisce il nuovo orizzonte politico. Vittorio è stato decisivo nella storia italiana, e anche nella mia formazione. È stato cruciale, mi ha aiutato, ispirato, sospinto alla battaglia antifascista». 

i collegamenti all'intervista del 1994, di B. Placido con I. Montanelli e, appunto, Foà: 

1, retri di copertina

La Quercia. Storia sociale di un albero di William Bryant Logan

(Bollati Boringhieri 2008, 253 pagine, 25 euro)


Il discorso sulle radici sembra oggi quanto mai diventato fondamentale. E certamente non è un caso se nella nostra epoca di passioni tristi, angosce e incertezze si cerchi disperatamente da qualche parte un appiglio a cui aggrapparsi; che siano spalle di giganti oppure rami poco importa. 

A questo proposito ricordo con molta devozione il compositore italiano contemporaneo Francesconi che all'inaugurazione dello scorso festival musicale MiTo, in un intervento fine e densissimo, sosteneva fosse importante traslare, anche se di poco, il significato di "radice". Perché, certo, le radici sono la parte sotterranea, d'essenziale importanza, che ci fissa al terreno e che ci permette nella bella immagine di Bernardo di Chartres di sollevarci sui giganti; tuttavia, ed è certo più importante, le radici forniscono la linfa vitale. 

Sicuramente Francesconi (compositore su cui sarà necessario fermarsi almeno un poco a riflettere) e William Bryant Logan, arboricoltore di grande talento nonché scrittore fluido e appassionante, hanno in comune ben poco, se non un interesse per l'uomo completamente libero da retoriche, facilonerie, pseudoreligiosità; e per le sue radici finalmente vitali. 

Non ci sembra quindi strano se proprio ponendo al centro dei proprio interessi l'uomo, Logan scrive della quercia: l'albero per eccellenza antropobiotico. 


(recensione a cura di Gilles Gressani)


(questo libro è stato scelto come libro del mese di settembre da Alberto, Piero ne ha parlato nella sua rassegna "cinque libri a settimana")


da "la Guinea" di P.P.Pasolini



Romano Luperini

     Oggi i nostri romanzieri scrivono (quasi tutti) come si parla al bar. Non c’è più nessuna ricerca letteraria specifica; rarissimi sono i casi di un’attenzione alla lingua. Il rigore dello stile non interessa più a nessuno. D’altronde nessuno scrive più “per il capolavoro”; tutti (o quasi) scrivono solo per vendere.

        A ciò si accompagna la messa fra parentesi del mondo. Mentre la letteratura americana e quella dei paesi emergenti ci mostrano una realtà densa di contraddizioni materiali, di conflitti sociali ed interetnici, di contrasti fra le generazioni, in Italia esiste solo l’ego. Il privato domina incontrastato. Nei romanzi che vanno per la maggiore (seppure per un mese o due), che vincono i maggiori premi nazionali e di cui parlano la stampa quotidiana e la televisione, non esiste neppure la società, che si restringe tutt’al più alla famiglia mononucleare, ai fratelli e a esangui figure genitoriali. Mentre nel cinema si parla di un ritorno alla realtà, il processo, che pure comincia a essere avvertibile anche in letteratura (almeno dopo Sandokan di Balestrini e Gomorra di Saviano), resta in campo narrativo molto circoscritto, e non mancano forzature che vanno piuttosto verso moduli di reality televisiva (e dunque verso la pseudorealtà). Bisognerebbe andare a cercare forse nel campo della editoria minore (meno condizionata dai parametri del best seller a ogni costo) per trovare alcuni esempi sia di scrittura impegnata sul registro linguistico e stilistico sia di confronto con la dimensione materiale della vita. Mi limito a un solo esempio, quello recente di Giacomo Annibaldis, autore di Casa popolare vista mare, pubblicato dalla Besa editrice (Lecce), in cui protagonista è un rione popolare, le generazioni si confrontano fra loro e lo stile è sempre molto sobrio, asciutto, rigoroso.

        I grandi editori sostengono che è questo che il pubblico vuole. E’ un argomento che mi ricorda il modo di operare di Berlusconi e dei suoi governi. Dapprima si crea un senso comune dominante, poi si dice che si fa ciò che la gente vuole. Dapprima si crea scientificamente la paura, poi si schiera l’esercito con un atto spettacolare.

        Ma è proprio vero che il pubblico vuole solo un linguaggio da bar e storie senza mondo e senza società? Non in modo così assoluto. E invoco qui la mia testimonianza personale. Ho appena pubblicato un romanzo breve, L’età estrema. Il libro è stato posto in un sito che raccoglie le visite e i commenti dei lettori. Nel giro di 30 giorni, e per di più nel mese di agosto, il libro aveva ricevuto 4000 visite e 15 recensioni, collocandosi subito dopo Le benevoleLa solitudine dei numeri primiL’eleganza del riccio. A questo punto, forse perché andava troppo bene, è stato soppresso da questo sito (la “democrazia di internet”!), e allora le recensioni dei lettori sono confluite su un altro. Ebbene, le ragioni di questo successo (minuscolo, ma non insignificante), indicate nelle recensioni inviate dai lettori comuni, stavano nello stile non banale che rivelerebbe una vera ricerca letteraria e nel fatto che la vicenda narrata farebbe riflettere i lettori sulla situazione del mondo e sul senso della nostra vita.

        Io credo che oggi in Italia vi sia una fascia di pubblico colto e sensibile – una fascia indubbiamente limitata, probabilmente oscillante intorno a 10.000-20.000 lettori – che si attendono qualcosa di più e di meglio di ciò che le grandi editrici selezionano e “costruiscono”. Questo pubblico esiste, ma è destinato a restare deluso. Le grandi casi editrici puntano alla cassetta e rimpinzano di estrogeni i loro prodotti. Il guaio è che finiscono per condizionare profondamente lo stesso canone. Probabilmente anche Gadda o Tozzi oggi sarebbero pubblicati solo da Besa, e respinti da Einaudi e Garzanti. E non li leggerebbe nessuno.

giovedì

il nobel per la letteratura

9/10/08

Rudolph Christop Eucken (Aurich, Frisia Orientale, 1846 - Jena 1926) 
vince il premio nobel per la letteratura
motivazione: per la sua ardente ricerca della verità

Filosofo tedesco. Dopo i primi studi di filologia classica e di storia della filosofia, insegnò nelle università di Basilea e Jena. Nella sua opera generale il filosofo presentò il suo concetto della vita, individuando un livello biologico (la natura) e un livello noologico (il mondo spirituale), tra loro fermamente irriducibili, anche se in stretta connessione. Di qui il rilievo da lui dato al cristianesimo, guardato al di là di ogni determinazione confessionale, in quanto propugna una religiosità e una visione del mondo fondate esclusivamente sulla libertà interiore dell'uomo. Tra le sue opere principale: Storia e critica dei concetti fondamentali del nostro tempo e Il significato e il valore della vita
(Pietro Migliorini. dizionario dei premi nobel, book time 2008)

lunedì

cinque libri a settimana

Taccuino minimo di buone letture, ovvero i libri che abbiamo letto e che segnaliamo
Supplemento settimanale senza presunzione letteraria a La Pagina Aubertiana:
sette: settimana dal sei al  dodici ottobre

Il libraio sotterraneo di Guido Quarzo e Il libraio di Selinunte di Roberto Vecchioni e ancora Firmino di Sam Savage e infine Il discorso al paese di Fuente Vaqueros di Federico Garcia Lorca.

In modo un po’ anomalo per la nostra rubrica settimanale parliamo di quattro libri contemporaneamente. La connessione sentimentale che ci lega alle parole e alla lettura, ai libri e alle librerie, alle biblioteche e ai bauli colmi di volumi polverosi è la bussola della nostra scelta. Ancora una volta la passione per la parola scritta diviene la vela per il nostro viaggio. Ci perdonerà Quarzo per essere accostato a Garcia Lorca, così come Firmino, pensiamo, avrebbe potuto fare la sua parte nella guerra civile spagnola ’36-39.
Il libraio sotterraneo è un libro per bambini. Il protagonista si chiama Nicolò e secondo la maestra non socializza. Sciocchezze a sentire Nicolò che ama i libri come nessun altro e che socializza benissimo con un vecchio libraio, il signor Cartesio... Quarzo ha insegnato per anni nelle scuole elementari in Piemonte prima di dedicarsi completamente alla scrittura.
Il libraio di Selinunte è la storia di un ragazzo, Frullo, chiamato in questo modo perché gli frullano sempre tanti pensieri in testa e di un libraio giunto nella comunità con bauli pieni di libri. Un giorno tutto il paese si sveglia e non ha più le parole; tutti sono avvolti in una nebbia che non permette di ricordare e pensare. Solo Frullo è immune dal virus che ha colpito la comunità e sarà lui che ha conosciuto il libraio a...Vecchioni è cantautore e scrittore.
Firmino è un topo che si ciba di libri. Incrocia, sul suo cammino digestivo e suggestivo, dei librai ambulanti, degli scrittori, delle librerie. Firmino è lo specchio in cui possono riflettersi coloro che senza libri e lettura non stanno bene. Firmino sembra dirci che la letteratura è rivoluzionaria e, finanche, riesce a metterci in pace con il mondo dei roditori. L’autore è stato insegnante di filosofia, meccanico, carpentiere e pescatore.
Sui libri. Discorso sui libri di Fuente Vaqueros è stato pubblicato nel 1986, in Spagna, per la prima volta. Il discorso proviene dall’Archivio Garcia Lorca e contiene il testo che il poeta lesse a voce alta, davanti ai propri concittadini, in occasione dell’inaugurazione della biblioteca comunale. Garcia Lorca non necessita commenti o presentazioni di sorta.

In nome del legame che unisce i libri alla carta, e la carta agli alberi, e tutti questi necessariamente agli scrittori, aggiungiamo come quinto libro il volumetto di Jean Giono
L'uomo che piantava gli alberi. Siamo in Provenza, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Durante una gita, rimasto senza acqua e senza riparo in una zona arida e corrosa dal vento, Giono trova ospitalità presso un pastore. Elzéard Bouffier è un uomo mite. Vive in una casupola linda e solitaria e trascorre le sue giornate accompagnando le pecore al pascolo e selezionando con cura e precisione delle ghiande, che poi chiude in un sacco e porta con sé. La curiosità dello scrittore per questo gesto inconsueto, che lo spinge a seguire l'uomo nel suo vagare, segna l'inizio di un'amicizia e lo rende testimone di un piccolo miracolo. Elzéard Bouffier semina querce, cento al giorno. Ha "pensato che quel paese sarebbe morto per mancanza d'alberi" e da tre anni percorre la campagna con il suo sacchetto di frutti scelti con attenzione e un bastone robusto. Ne ha già piantate migliaia.
Lo scoppio della guerra porta Giono lontano. Al suo ritorno in Provenza, alcuni anni dopo, Elzéard sta ancora seminando. La piantagione è diventata bosco, un bosco esteso, che porta pioggia e spinge la gente a ripopolare i villaggi abbandonati. E mentre tutti pensano che lo sviluppo della foresta sia un improvviso e inaspettato rigoglio di natura, Elzéard, pazientemente, semina. La storia semplice e vera di un dono.

martedì

cinque libri a settimana


Taccuino minimo di buone letture, ovvero i libri che abbiamo letto e che segnaliamo.
Supplemento settimanale senza presunzione letteraria a La Pagina Aubertiana.
sei: Settimana dal ventinove settembre al cinque ottobre.

Prima di questo letto di Stefania Piloni
La protagonista di questo libro ha la passione per il flauto traverso e per i libri. Si è appena sbarazzata di un marito della peggior specie, un uomo tutto corna e sesso spiccio. Lo ha lasciato e ha lanciato una sfida anzi l’ha raccolta chiedendosi se "può una donna godere da uomo?". Puntare alla verifica dell’equazione rendendola vera diviene un talento e uno studio applicato. Prende uomini a caso: una conoscenza ad una festa, un passeggero di un tram, uno studente della biblioteca. E’ dentro questo percorso riservato al corpo che avviene un incontro che sovverte la nascente morale della carne. La loro storia si consuma dentro una casa sfitta piena di libri e di ricordi di altri. Ecco che l’amore da costruire diventa la vera tentazione trasgressiva. Il libro è audace e provocante senza cadere nella volgarità di descrizioni banali di non importa quale atto sessuale. Non lascia spazio a pruderia alcuna.
L’autrice è al suo primo romanzo e lavora come medico specialista in ginecologia in un ospedale di Milano.

Americani di Studs Terkel
Tra breve si vota negli Stati Uniti d’America, il Congresso ha bocciato in queste ore la proposta di Bush e Pelosi di un piano anti-crisi perché troppo socialista, la lettura di questo testo diventa allora un buon esercizio di informazione e analisi.
"Da qualche parte l’America è impantanata in un eterna adolescenza, ma non dispero. Non puoi disperare all’idea di dover crescere" e ancora " Neri, ebrei, cattolici.... ho conosciuto un nero e ho parlato con lui, occhi negli occhi, e ho conosciuto un ebreo...ho scoperto che sono persone proprio come me". Sono due americani a parlare: il primo, Vine Deloria è l’autore del classico "Custer è morto per i vostri peccati", è un indiano nato e cresciuto in una riserva. Il secondo, C.P. Ellis è stato presidente, ciclope superiore, della sezione del Ku Klux Clan del North Carolina. Due personaggi molto coscienti della loro identità per loro stessa definizione che vengono intervistati e confessati in questo eccezionale libro di Studs Terkel, brillante giornalista nato nel 1912 e acuto esponente della comunità ebraica americana.

Vi racconto l’america di Howard Zinn
Ancora un libro sugli Stati Uniti mentre la crisi economica mette in discussione niente di meno che il liberismo facendo intravvedere sullo sfondo scenari da 1929. "Tutti abbiamo bisogno di eroi, persone da ammirare, da prendere a esempio per la nostra vita. Ma io preferisco vedere Bartolomé de las Casa come un eroe, per aver denunciato la violenza di Colombo contro gli indiani incontrati nelle Bahamas....Considero Mark Twain un eroe perchè ha condannato Theodore Roosevelt per aver lodato un generale americano che aveva massacrato centinaia di persone nelle filippine".
E ancora, " Due forze avanzano verso il futuro. Una indossa una splendida uniforme. E’ il passato ufficiale con tutto il suo carico di violenza, guerre, pregiudizi....l’altra forza veste i panni ordinari e poco appariscenti, ma ha il cuore ispirato: è il passato del popolo..."
Howard Zinn, professore alla Boston University tra i più importanti storici statunitensi, compone una appassionante ricostruzione guidato nella sua ricerca dalle contraddizioni della democrazia americana.

Un po’ per amore un po’ per rabbia di Pino Cacucci
Leggendo questo libro la mente non ha voluto saperne di non correre al tempo della scoperta dello Zibaldone di Leopardi. Ovvia la gran cialtroneria letteraria se decidessimo di proporre un paragone, comunque resta il fatto che "Un po’ per amore, un po’ per rabbia" raccoglie appunti, suggestioni, impressioni, ritratti, delusioni, speranze, giorni furibondi, ebbrezze, racconti del mondo dei vinti e dei combattenti.E’ un libro che punta l’indice contro le brutture e scopre ulteriormente le vene scoperte dell’america del sud passando per l’Italia e l’Europa, passando per il Daiquirì e il lardo di Colonnata. Cacucci scopre zone di tenerezza e amore senza ricorrere a invenzioni di sorta.
Pino Cacucci è conosciuto per avere scritto "Puerto Escondido" da cui Salvatores ha tratto l’omonimo film e "San Isidro Futbol" da cui Alessandro Capelletti ha tratto il film "Viva San Isidro". Da non perdere, sempre di Cacucci la biografia di Tina Modotti, "Tina" e "La polvere del Messico".

L’adultera di Giuseppe Conte
Riproponiamo questo libro per il compiacimento di averne intuito la profonda complessità e bellezza prima che fosse la stampa ad occuparsene. Aggiungiamo solo il riferimento alla recensione di Giovanni Tesio su Tutto libri de La stampa del 20 settembre che in qualche modo va letta.
Un uomo scrive di una donna, basterebbe questo per fare storcere il naso a molti, me compreso, eppure questo romanzo sconvolge per l’umanesimo e la narrazione che coglie impreparati. E’ la storia del piacere e dell’angoscia impossibili da dividere agiti da una donna, la Maddalena, dondolata come se il mare che ama l’avesse presa per sempre. La Maddalena vive come figura evangelica totalmente donna e femminile angosciata dalla sensazione di non provare colpa. A Roma, mentre traccia sulla sabbia con le dita quelle stesse lettere che aveva visto disegnare al Maestro sulla spianata del Tempio di Salomone, incontra il misterioso vecchio cui racconterà la sua segreta storia di donna.
Conte è nato a Imperia nel 1945, ha pubblicato molti lavori di critica e alcuni romanzi tra cui "Il terzo ufficiale", Premio Hemingway 2002.

sabato

in favore di piero valleise


Da tempo desidero scrivere anche soltanto quattro righe in favore del mio caro amico (se non lo usassero così male certi ometti direi compagno) Piero Valleise: perché anche se l'imbecillità e la pochezza d'animo che hanno caratterizzato tutti gli affrettati giudizi sul suo conto e sulle sue scelte recenti non fanno altro che dimostrare la nullità intellettuale e la miseria umana in cui ormai sguazzano certi tipi, forse una possibilità di comprensione per qualche misero ancora esiste.
Infatti, per quanto forse non se ne sia ancora completamente reso conto, Valleise è ormai un seguace ortodosso del filosofo francese A. Badiou: il suo ultimo libro, Sarkozy in traduzione italiana, non fa nient'altro che spiegare cosa sia oggi Piero... Tuttavia, non temete, non mi dilungherò in ulteriori dettagli o chiarificazioni; 
Valleise, infatti, è un badiouiano talmente stretto che per quanti di voi desiderassero sapere finalmente non i pettegolezzi ma l'uomo, non le vocine ma la verità, basterebbe andare dove ora passa le giornate e non fare altro che chiedere: "l'ultimo di Badiou?"
                                               -sono quattordici euro e cinquanta.


gilles gressani.
se ci dovessero essere dubbi le opinioni sopra riportate sono soltanto mie (come, per esempio, anche le dita che battono su questa tastiera)

lunedì

cinque libri a settimana

Cinque libri a settimana, ovvero i libri che abbiamo letto e che segnaliamo.
Supplemento settimanale senza presunzione letteraria a La Pagina Aubertiana;
cinque: Settimana dal quindici al ventuno settembre.


Baciami ancora forestiero di Pedro Lemebel
Anche questa settimana abbamo deciso di iniziare questa rubrica parlando di un libro che narra del Cile. Forse la motivazione è nascosta tra le pieghe dell’appena passato 11 settembre che ricordiamo perchè non dimentichiamo Allende e le vicende che portarono al potere Augusto Pinochet.
Ancora una volta è il viaggio a dare senso a questo libro. E il viaggio va a costituirsi in un percorso di libertà e di festa. Tra le pagine di questo lavoro c’è tutto Pedro Lemebel, la sua omosessualità e le violenze subite, le performance provocatorie e la ricerca costante della felicità, l’attenzione per la memoria. Vale la pena di ricordare che Pedro Lemebel è autore del romanzo culto "Ho paura Torero".

Casablanca di Marc Augé
Ecco come l’insonnia può diventare l’occasione per investigare tra i meandri della nostra mente. Per Marc Augé, quello dei non luoghi proprio lui, il tempo notturno sottratto seppur involontariamente a Morfeo è dedicato alla ricerca dei ricordi più vecchi, quelli prima del 1940. Così come fu per Proust e i suoi ricordi dal palato, Augé utilizza Casablanca per rievocare il passato, l’infanzia e la guerra. Ogni sequenza del film si riversa come un fiume negli avvenimenti del passato creando un intreccio fascinoso. Il montaggio dei ricordi diventa la chiave per entrare in questo libro.
Marc Augé è studioso di fama internazionale, da alcuni anni si sta dedicando alla costruzione di una "antropologia dei mondi contemporanei"; da leggere assolutamente "Non luoghi. Introduzione della surmodernità" e "Disneyland e altri non luoghi".

Cani e gatti storia di un matrimonio di Sandra Petrignani
Una canzone di Eugenio Finardi dice che l’amore è fatto di gioia, ma anche di noia. Questo libro narra le vicende di una coppia dell’upper class italiana tra noia, incomprensioni, passioni e erotismo che sbiadiscono di giorno in giorno inesorabilmente. I protagonisti sono Giacomo e Pat. Lui è un vignettista conosciuto e famoso, lei è un grafico, loro ovvero i gatti e i cani li osservano e diventano quasi una umanità dolente che assiste conoscendo già il finale. La bussola della narrazione è la fatica di essere in due.
L’autrice ha scritto anche "Ultima India", uno splendido taccuino di viaggio e il romanzo "Care Presenze". Il suo libro più noto è "La scrittrice abita qui" finalista premio strega 2003.

Terremoto a Tirana di Serena Luciani
Dopo aver recensito "Missione Londra" di Alec Popov per esserne stati colpiti, abbiamo letto questo altro romanzo sempre ambientato nel mondo diplomatico. Terremoto a Tirana si basa sulle esperienze dell’autrice stessa come direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a Tirana proprio negli anni della caduta del muro e del crollo del socialismo reale. Ancora una volta i Balcani si dimostrano un grande contenitore di narrazioni in cui troviamo un florilegio di storie, leggende, musiche e suoni. La trama segue gli avvenimenti internazionali dalla prospettiva di Tirana e non di Washington o Berlino o Mosca e questo anziché divenire un limite risulta alfine illuminante in merito all’esperienza comunista sia in generale che nel particolare albanese.
L’autrice è presidente dell’associazione di amicizia fra Italia e Albania "L’occhio blu".

Palladio privato di Guido Beltramini
A detta di molti, Palladio è tra gli architetti più grandi degli ultimi 500 anni, sicuramente è il più noto aggiungiamo noi. L’abbiamo incontrato a scuola, ma anche sulle cartoline o negli album da disegno. Di lui sappiamo praticamente tutto come progettista e molto poco come uomo. Questo libro racconta la vita di Palladio e della sua famiglia sulla base di una documentazione vasta e importante. L’incipit vale l’acquisto del libro "Questa storia comincia davanti a un maiale. Non in carne e ossa, ma dipinto su un muro sopra lo scranno dove rendeva giustizia il Giudice dell’Ufficio del Porco".

martedì

Theodor F. Grossmarch, un amico inquieto

Peter Fahresacht all'epoca delle grandi crociate avrebbe, per le sue acute posizioni, probabilmente ricevuto una scomunica direttamente da papa Urbano II. Durante la guerra del Peloponneso, poi, avrebbe sicuramente levato la sua voce contro Alcibiade e le sue malefatte. Forse sarebbe stato un attento seguace del dottore invincibile Guglielmo e, sicuramente, un fiero oppositore del triste appello heideggeriano ai suoi studenti. 
l'Enciclopedia Britannica ovviamente ignora queste speculazioni affatto metafisiche e alla voce Peter Fahresacht riporta soltanto tre righe commemorative per questo sfortunato essere umano che vide nell'attivismo marxista una via di salvezza e nell'amore per l'uomo (e devo confessarlo soprattutto per la donna) il mezzo per il suo raggiungimento. 
Mi ricordo con affetto di quel signore distinto, incredibilmente sempre elegante e cordiale. Lo conobbi in un café di Parigi, in cui mi recavo saltuariamente, nella mia solitudine francese, per giocare a scacchi o fumare qualche buon sigaro. Non era un grande scacchista, ma la passione con cui poteva muovere le figure mi commosse fin dal terzo scacco matto che gli diedi.
Se ricordo Peter Fahresacht (è bene che lo leggiate alla tedesca) è perché ora, a posteriori, molti giornalisti da quattro soldi straparlano e i corsivi di quei cialtroni mi irritano a tal punto da potere accettare di pubblicare un articolo, anch'io, su un giornale.
Si dice che collezionasse libri antichi, cosa non del tutto inverosimile, sebbene non adatta, credo, a quel fare così poco mansueto. A volte mi domandavo se in effetti fosse soltanto per sfortunate circostanze che si trovasse perennemente in stato d'allerta: mi ricordo il suo sguardo allucinato, simile ad un pesce nervoso, non appena lo si chiamasse con il suo nome di battesimo. 
Certo le sue intricate esperienze avevano dovuto contribuire a quel suo certo tipo di inquietudine, eppure, come d'altronde dicevo già nell'incipit di questo brevissimo epitaffio, in nessun periodo storico, temo, avrebbe potuto essere realmente quieto, né avrebbe potuto coltivare il mio stesso atarassico otium. Non, almeno, fino a quando ogni uomo non avrebbe potuto dirsi realmente felice; (se a quel punto lui stesso avrebbe potuto considerarsi felice, e come, è una domanda che sfocia nella metafisica).
Se posso permettermi ancora un'ultima immagine. (l'editore per questo non dovrà pagare nessun sovrapprezzo: da qui in poi scrivo gratuitamente, specifico, però, da qui in poi):
Mi trovavo, anzi ci trovavamo entrambi, in un periodo buio della nostra vita. Molti pesi ci gravavano sulle spalle, inutile dire che avevano, questi pesi, due bei nomi femminili francesi. Insomma dopo l'ennesimo sigaro Partagàs decidemmo di uscire per un po' dalla metropoli per prenderci una boccata d'aria e finire magari nella profumata Provenza. Io sotto braccio avevo come sempre in certi momenti i miei amati tedeschi: Holderlin, Hegel, Walser; invece, come c'era da aspettarselo Peter, avendo allora qualche lustro in più di me e trovandosi in quel periodo della vita in cui ogni hegeliano riconsidera o rilegge - badate bene, non sono quasi mai due azioni collegate - Schopenhauer, si portò dietro soltanto un libricino di un francese tale Blanqui. Tutto questo per dire che in seguito ad una lunga discussione su Gidék, e sul suo libro fresco di maledizone papale: le cave del vaticano; arrivati sulle spiagge mediterranee scoprimmo di essere, quasi, felici e soprattutto un po' meno soli. 
Seguì, inutile dirlo, una settimana di completo otium. Non facemmo altro, ovviamente, che leggere Holderlin.

(da saggi e interventi, Theodor F. Grossmarch feltrinelli 1972)

(nuova traduzione a cura di Gilles Gressani)

lunedì

cinque libri a settimana

Taccuino minimo di buone letture, ovvero i libri che abbiamo letto e che segnaliamo
Supplemento settimanale senza presunzione letteraria a La Pagina Aubertiana:
4: Settimana dall’otto al quattordici settembre.

Finale di Romanzo in Patagonia di Mempo Giardinelli
Chatwin e Coloane hanno narrato e narrano di questo sud del mondo che senza alcuna difficoltà siamo in grado di trovare in questo lavoro di Giardinelli. Il sestante che traccia la rotta di questo diario è il viaggio. Così i nostri ricordi vanno a Magris e magari a "Itaca e oltre", ma vanno anche al viaggio di Guevara e Granado con la motocicletta Poderosa tra i lebbrosi dimenticati da dio e dagli uomini. La narrazione riguarda tre protagonisti, il primo è uno scrittore alla ricerca di ispirazione, il secondo un docente dell’università di Madrid mentre il terzo personaggio è la rossa, non una donna, ma una indistruttibile Ford Fiesta del ’98. I tempi del viaggio non sono scanditi da rigidi itinerari quanto dalla bellezza e dalla contemplazione. L’itinerario è scelto dal piacere e dall’otium, dalla piacere e dalle relazioni, dalle parole e dai luoghi indimenticabili che i tre attraversano. Dice del libro Sepulveda: "Questo libro ci parla di una Patagonia che non ha niente da invidiare a quella di Chatwin".L’autore, Mempo Giardinelli, è nato nel 1947 a Resistencia tra i suoi libri ricordiamo " Luna Calda", "Il decimo inferno", "La rivoluzione in bicicletta" e "Visite fuori orario".

Softcore di Tirdad Zolghadr
Questo libro è ambientato a Teheran. Sarebbe utile esercizio per tutti interrompere qui l
a lettura di questa breve impressione letteraria per fare il punto dei luoghi comuni falsi e beceri che abbiamo nella testa. Eccola l’equazione: Teheran uguale integralismo, estremismo, parrucconi, barbe lunghe, donne sottomesse, scuole coraniche. L’equazione non si verifica e questo romanzo ci coglie impreparati narrando di una città quasi d’avanguardia, addirittura da fare impallidire Soho dicono alcuni. Si incontrano collettivi di artisti temerari e armati di una irrisoluta ironia. Il protagonista si muove tra i blocchi della città perfettamente a proprio agio così come faceva nelle università statunitensi. Leggendo questo romanzo colpiscono personaggi come Zsa Zsa che ospita ai bordi della propria piscina una umanità fatta di trozkisti, terzomondisti, poeti e sociologi, giornalisti e corrispondenti. Oppure Mehrangiz una visual-artist emergente che, come racconta Zolghadr, indossa pantaloni militari verde oliva, ballerine Charles Jourdan e secondo la legge islamica, un velo Lonsdale su polo Fred Perry oversize sotto la veste di cashmere.
L’autore è nato nel 1973 a Teheran. Vive a Berlino dove lavora come curatore d’arte contemporanea, critico, giornalista, traduttore e scrittore. Tra i suoi lavori "Teheran 1380",e "Tropical Modernism", film sulla storia della sinistra israeliana presentato nel 2007 al Documenta di Kassel.

Il caso Moro e i suoi falsi misteri di Vladimiro Satta
In questi anni abbiamo assistito a lunghe e assolutamente interessanti discussioni sul rapimento e sull’omicidio di Aldo Moro. La mole di libri e articoli pubblicati è enorme. Si confrontano due ipotesi che ovviamente hanno un portato di arti
colazioni assai evidenti. La prima ipotesi si rifà all’idea che dietro il sequestro si nascondessero sconvolgenti misteri, servizi segreti di altri paesi, superkiller a Via Fani, moto presenti sulla scena del rapimento, Carlos, Hyperion, P2 ecc ecc. La seconda rifiuta tesi dietrologiche tendendo a diradare aloni di confusione cercando di risalire dal particolare al generale, collocando i tragici eventi del 1978 all’interno del quadro della storia complessiva italiana di quegli anni. E’ assai utile anche rileggere gli articoli scritti da Rossana Rossanda su questa triste pagina della storia del nostro paese e se possibile la monografia "Una primavera rosso sangue" di Nicola Biondo.
Il libro è rivolto a coloro che siano sempre pronti alla discussione e a rimettere in gioco le proprie convinzioni.
L’autore è stato curatore della documentazione della Commissione Stragi dal 1989 al 2001.

La quercia. Storia sociale di un albero di William Bryant Logan 
(a breve di questo libro potrete leggere la recensione di gilles)
Questo libro ricorda tanti eccezionali manuali di storia sociale. William parte dalla considerazione che gli alberi siano i più antichi e importanti testimoni della storia degli uomini e constata come la quercia all’interno di questa cornice pur non vantando "record" alcuno sia percepita come indispensabile e speciale. Così la quercia viene raccontata a partire dalla pertinacia che la contraddistingue e la fa nascere e crescere a (quasi) tutte le latitudini. La quercia ha declinato tutte le tappe dell’evoluzione a partire dalle ghiande, alimento base dell’Homo Sapiens, sino alle navi che portarono l’uomo a circumnavigare il globo. E’ commovente l’onnipresente ricchezza di questo albero con i rami che dolcemente hanno attraversato i secoli e i millenni regalandoci robustezza, tranquillità, avventura e progresso, calma e pace.
William Bryant Logan è un noto arboricoltore. Ha curato la rubrica mensile "Cuttings"sul New York Times che l’ha fatto conoscere al grande pubblico.

(a cura di Piero Valleise)

giovedì

Contemplazione sorridente di un esteta

Traduzione di un brano di Peter Walkslow

Davanti ai miei occhi quella giovane coppia conversava seguendo percorsi semantici e filologici noti solo a loro e bui quanto le strade dei bordelli a Londra, quelli a est del Tamigi. Ah caro fiume dove un tempo nuotavano i salmoni. Le parole dei due seguivano, ad ascoltarli con assoluta attenzione tracciati interessanti. Se fossi un pianista, pensavo, smetterei di sbattere le unghie sui tasti per ascoltarli nella loro nenia o forse suonerei chiuso in un antro per non violentarli con la mia presenza, o forse suonerei davanti a loro facendoli ballare come orsi.
Non mi importerebbe di non ricevere applausi, continuavo nel dialogo tra me e me. Ma non ero un pianista e non lo sono tutt’ora. Smisi di frequentare le lezioni di quella giovane e piacevole insegnante perchè il viaggio mi causava una insopportabile astenia, quella scuola era troppo lontana, le buche delle strade sfinivano i miei muscoli e la mia schiena non si dispose a soffrire per assecondare i miei gusti.
La coppia discorreva con foga, anzi parlava incessantemente e il fluire delle parole mi riportava inspiegabilmente con un dolce fluire alle prime gite nella campagna del Sussex quando lo zio materno Jeffry pagava un’orchestrina perchè allietasse il nostro desinare. Fu con una violoncellista proprio pagata da mio zio che diedi l’addio alla adolescenza e alla castità, così dietro una quercia.
La coppia di giovani pareva bene assortita. Lei era rossa di capelli e ricordava certe figure dell’iconografia neoclassica inglese o forse anche una peripatetica che sedeva spesso in un tugurio di Cork, nel sud dell’Irlanda, la Regina salvi quella gente per carità, e che osservavo di spalle senza avere il coraggio di proporle la redenzione o anche solo di discutere del tempo o sul prezzo.
La rossa aveva una voce squillante e chiara, pareva si ascoltasse e si compiacesse per il suo linguaggio forbito, sembrava a volte francese nel dimenare le mani, la Regina salvi quel popolo di mangiarane per carità. Il suo spirito ribelle emergeva come il mostro di Lockness che mi pregio aver visto dopo aver bevuto un litro di scotch con il mio amico Michael Loglybub, quando emetteva sonori rutti dopo ogni sorso di birra. Si giustificava dichiarando una non chiara malfunzione pancreatica.
Lui, giallo di capello, pareva uscito da una sinfonia del giovane Wagner che andava affermandosi più a est in quella terra di lanzichenecchi, la Regina li salvi solo se prima ha finito di salvare tutti gli altri. Per carità. Comunque pareva un giovane ufficiale prussiano. Prussia o come diavolo si chiamasse allora quella terra. Di pronuncia affettata il giovane biondo tirava a lungo le vocali per poi smozzicarle con un gesto rapido della mano che poi portava tra i capelli scompigliandoli come solo il vento delle scogliere di Dover avrebbe potuto fare. Soleva citare alcuni autori a me sconosciuti, tale Zizekiovic e non so chi altro.
Li osservavo digerendo le mie pene. Erano per me come il grog che zia Dyana mi propinava in dosi da cavallo. Anch’io peraltro facevo parte di quel quadretto. Avevo accompagnato quella coppia con la mia carrozza proprio per godere della loro compagnia. Mi sentivo un vecchio esteta.

(Piero Valleise)

lunedì

cinque libri alla settimana


Taccuino minimo di buone letture, ovvero i libri che abbiamo letto e che segnaliamo.
Supplemento settimanale senza presunzione letteraria a La Pagina Aubertiana

Pandora la prima 
donna di Jean Pierre Vernant
Zeus volle vendicarsi degli uomini e delle loro miserie. Perfido fece dono ai mo
rtali di un male meraviglioso e necessario, terribile e irrinunciabile al tempo stesso. Chiamò a sé Efesto e gli commissionò un manichino con le sembianze di una dea. Zeus per n
on farci mancare niente donò a Pandora, la nuova nefasta creatura, seduzione, fascino, bellezza e una suadente e seducente voce umana. Divenne meraviglioso e pericoloso ammirarne l’aspetto esteriore che diverge violentemente dalla realtà interiore. Pandora, allora è la prima donna, l’antenata di tutte che porta sulla terra con sé un vaso da cui traggono origine tutti i mali fino a quel momento sconosciuti. Così compaiono il dolore e l’invidia, la sofferenza e la morte. Perchè amare Pandora ci chiediamo con Vernant? Perché se è vero che con lei diviene chiara l’immanenza della condizione umana per come la conosciamo è 
anche vero che sarà lei per la prima volta a portare la vita nel ventre, quindi, la speranza, il rinnovamento e la nascita.
Jean Pierre Vernant è tra i più grandi antropologi del novecento, finissimo storico classico, acutissimo critico mitologico. Tra le sue opere ricordiamo le fondamentali "Mito e società greca"; "Mito e religione greca", "Mito e pensiero".

Un po’ per amore un po’ per rabbia di Pino Cacucci
Leggendo questo libro le mente non ha voluto saperne di non correre al tempo della scoperta dello Zibaldone di Leopardi. 
Ovvia la gran cialtroneria letteraria se decidessimo di proporre un paragone, comunque resta il fatto che "Un po’ per amore, un po’ per rabbia" raccoglie appunti, suggestioni, impressioni, ritratti, delusioni, speranze, giorni furibondi, ebbrezze, racconti del mondo dei vinti e dei combattenti.
E’ un libro che punta l’indice contro le brutture e scopre ulteriormente le vene scoperte dell’america del sud passando per l’Italia e l’Europa, passando per il Daiquirì e il lardo di Colonnata. Cacucci scopre zone di tenerezza e amore senza ricorrere a invenzioni di sorta.
Pino Cacucci è conosciuto per avere scritto "Puerto Escondido" da cui Salvatores ha tratto l’omo
nimo film e "San Isidro Futbol" da cui Alessandro Capelletti ha tratto il film "Viva San Isidro". Da non perdere, sempre di Cacucci la biografia di Tina Modotti, "Tina" e "La polvere del Messico".

Una storia da manicomio di Paolo Sorcinelli
Il protagonista di questo bel saggio si chiama Galileo B. alias Galileo Galilei, alias Padre Alfonso Galileo, alias Benedetto Benedetti. Nei suoi cinquantanove anni di vita ha lasciato innumerevoli tracce nei manicomi e nelle galere, ma anche nelle chiese e nei conventi, negli atti dei tribunali ma anche nei giornali o bollettini di molti luoghi pii e sacri. Galileo si è spacciato per monaco cistercense, per delegato apostolico e procuratore generale dei benedettini, sacerdote e vescovo di fantomatiche diocesi turche. Ha sedotto novizie e scritto lettere di rara bellezza. Un personaggio pirandelliano forse anche un po’ Zelig. 
Sorcinelli è ordinario di storia sociale all’Università di Bologna.

L’orgasmografo di Enrique Serna
La collana intrecci di Voland edizioni sta proponendo una serie di autori giovani e brillanti. E’ il caso di Enrique Serna scrittore messicano tra i più apprezzati che compare addirittura nella antologia curata da Gabo Marquez che raccoglie i nove migliori racconti messicani del ‘900. La storia narra di una feroce dittatura che impone il sesso e l’orgasmo come regola di buon comportamento e di integrazione sociale. I regolari sono i gaudenti mentre i sovversivi sono astinenti spiritualisti che denunciano la violenza contenuta della quota di orgasmi e della Commissione per la Masturbazione.
Un libro per nulla volgare, anzi irriducibile a qualsiasi classificazione di genere.

L’adultera
di Giuseppe Conte
Un uomo scrive di una donna, basterebbe questo per fare storcere il naso a molti, me compreso, eppure questo romanzo sconvolge per l’umanesimo e la narrazione che coglie impreparati. E’ la storia del piacere e dell’angoscia impossibili da dividere agiti da una donna, la Maddalena, dondolata come se il mare che ama l’avesse presa per sempre. La Maddalena vive come figura evangelica totalmente donna e femminile angosciata dalla sensazione di non provare colpa. A Roma, mentre traccia sulla sabbia con le dita quelle stesse lettere che aveva visto disegnare al Maestro sulla spianata del Tempio di Salomone, incontra il misterioso vecchio cui racconterà la sua segreta storia di donna.
Conte è nato a Imperia nel 1945, ha pubblicato molti lavori di critica e alcuni romanzi tra cui "Il terzo ufficiale", Premio Hemingway 2002.