martedì

cinque libri a settimana


Taccuino minimo di buone letture, ovvero i libri che abbiamo letto e che segnaliamo.
Supplemento settimanale senza presunzione letteraria a La Pagina Aubertiana.
sei: Settimana dal ventinove settembre al cinque ottobre.

Prima di questo letto di Stefania Piloni
La protagonista di questo libro ha la passione per il flauto traverso e per i libri. Si è appena sbarazzata di un marito della peggior specie, un uomo tutto corna e sesso spiccio. Lo ha lasciato e ha lanciato una sfida anzi l’ha raccolta chiedendosi se "può una donna godere da uomo?". Puntare alla verifica dell’equazione rendendola vera diviene un talento e uno studio applicato. Prende uomini a caso: una conoscenza ad una festa, un passeggero di un tram, uno studente della biblioteca. E’ dentro questo percorso riservato al corpo che avviene un incontro che sovverte la nascente morale della carne. La loro storia si consuma dentro una casa sfitta piena di libri e di ricordi di altri. Ecco che l’amore da costruire diventa la vera tentazione trasgressiva. Il libro è audace e provocante senza cadere nella volgarità di descrizioni banali di non importa quale atto sessuale. Non lascia spazio a pruderia alcuna.
L’autrice è al suo primo romanzo e lavora come medico specialista in ginecologia in un ospedale di Milano.

Americani di Studs Terkel
Tra breve si vota negli Stati Uniti d’America, il Congresso ha bocciato in queste ore la proposta di Bush e Pelosi di un piano anti-crisi perché troppo socialista, la lettura di questo testo diventa allora un buon esercizio di informazione e analisi.
"Da qualche parte l’America è impantanata in un eterna adolescenza, ma non dispero. Non puoi disperare all’idea di dover crescere" e ancora " Neri, ebrei, cattolici.... ho conosciuto un nero e ho parlato con lui, occhi negli occhi, e ho conosciuto un ebreo...ho scoperto che sono persone proprio come me". Sono due americani a parlare: il primo, Vine Deloria è l’autore del classico "Custer è morto per i vostri peccati", è un indiano nato e cresciuto in una riserva. Il secondo, C.P. Ellis è stato presidente, ciclope superiore, della sezione del Ku Klux Clan del North Carolina. Due personaggi molto coscienti della loro identità per loro stessa definizione che vengono intervistati e confessati in questo eccezionale libro di Studs Terkel, brillante giornalista nato nel 1912 e acuto esponente della comunità ebraica americana.

Vi racconto l’america di Howard Zinn
Ancora un libro sugli Stati Uniti mentre la crisi economica mette in discussione niente di meno che il liberismo facendo intravvedere sullo sfondo scenari da 1929. "Tutti abbiamo bisogno di eroi, persone da ammirare, da prendere a esempio per la nostra vita. Ma io preferisco vedere Bartolomé de las Casa come un eroe, per aver denunciato la violenza di Colombo contro gli indiani incontrati nelle Bahamas....Considero Mark Twain un eroe perchè ha condannato Theodore Roosevelt per aver lodato un generale americano che aveva massacrato centinaia di persone nelle filippine".
E ancora, " Due forze avanzano verso il futuro. Una indossa una splendida uniforme. E’ il passato ufficiale con tutto il suo carico di violenza, guerre, pregiudizi....l’altra forza veste i panni ordinari e poco appariscenti, ma ha il cuore ispirato: è il passato del popolo..."
Howard Zinn, professore alla Boston University tra i più importanti storici statunitensi, compone una appassionante ricostruzione guidato nella sua ricerca dalle contraddizioni della democrazia americana.

Un po’ per amore un po’ per rabbia di Pino Cacucci
Leggendo questo libro la mente non ha voluto saperne di non correre al tempo della scoperta dello Zibaldone di Leopardi. Ovvia la gran cialtroneria letteraria se decidessimo di proporre un paragone, comunque resta il fatto che "Un po’ per amore, un po’ per rabbia" raccoglie appunti, suggestioni, impressioni, ritratti, delusioni, speranze, giorni furibondi, ebbrezze, racconti del mondo dei vinti e dei combattenti.E’ un libro che punta l’indice contro le brutture e scopre ulteriormente le vene scoperte dell’america del sud passando per l’Italia e l’Europa, passando per il Daiquirì e il lardo di Colonnata. Cacucci scopre zone di tenerezza e amore senza ricorrere a invenzioni di sorta.
Pino Cacucci è conosciuto per avere scritto "Puerto Escondido" da cui Salvatores ha tratto l’omonimo film e "San Isidro Futbol" da cui Alessandro Capelletti ha tratto il film "Viva San Isidro". Da non perdere, sempre di Cacucci la biografia di Tina Modotti, "Tina" e "La polvere del Messico".

L’adultera di Giuseppe Conte
Riproponiamo questo libro per il compiacimento di averne intuito la profonda complessità e bellezza prima che fosse la stampa ad occuparsene. Aggiungiamo solo il riferimento alla recensione di Giovanni Tesio su Tutto libri de La stampa del 20 settembre che in qualche modo va letta.
Un uomo scrive di una donna, basterebbe questo per fare storcere il naso a molti, me compreso, eppure questo romanzo sconvolge per l’umanesimo e la narrazione che coglie impreparati. E’ la storia del piacere e dell’angoscia impossibili da dividere agiti da una donna, la Maddalena, dondolata come se il mare che ama l’avesse presa per sempre. La Maddalena vive come figura evangelica totalmente donna e femminile angosciata dalla sensazione di non provare colpa. A Roma, mentre traccia sulla sabbia con le dita quelle stesse lettere che aveva visto disegnare al Maestro sulla spianata del Tempio di Salomone, incontra il misterioso vecchio cui racconterà la sua segreta storia di donna.
Conte è nato a Imperia nel 1945, ha pubblicato molti lavori di critica e alcuni romanzi tra cui "Il terzo ufficiale", Premio Hemingway 2002.

sabato

in favore di piero valleise


Da tempo desidero scrivere anche soltanto quattro righe in favore del mio caro amico (se non lo usassero così male certi ometti direi compagno) Piero Valleise: perché anche se l'imbecillità e la pochezza d'animo che hanno caratterizzato tutti gli affrettati giudizi sul suo conto e sulle sue scelte recenti non fanno altro che dimostrare la nullità intellettuale e la miseria umana in cui ormai sguazzano certi tipi, forse una possibilità di comprensione per qualche misero ancora esiste.
Infatti, per quanto forse non se ne sia ancora completamente reso conto, Valleise è ormai un seguace ortodosso del filosofo francese A. Badiou: il suo ultimo libro, Sarkozy in traduzione italiana, non fa nient'altro che spiegare cosa sia oggi Piero... Tuttavia, non temete, non mi dilungherò in ulteriori dettagli o chiarificazioni; 
Valleise, infatti, è un badiouiano talmente stretto che per quanti di voi desiderassero sapere finalmente non i pettegolezzi ma l'uomo, non le vocine ma la verità, basterebbe andare dove ora passa le giornate e non fare altro che chiedere: "l'ultimo di Badiou?"
                                               -sono quattordici euro e cinquanta.


gilles gressani.
se ci dovessero essere dubbi le opinioni sopra riportate sono soltanto mie (come, per esempio, anche le dita che battono su questa tastiera)

lunedì

cinque libri a settimana

Cinque libri a settimana, ovvero i libri che abbiamo letto e che segnaliamo.
Supplemento settimanale senza presunzione letteraria a La Pagina Aubertiana;
cinque: Settimana dal quindici al ventuno settembre.


Baciami ancora forestiero di Pedro Lemebel
Anche questa settimana abbamo deciso di iniziare questa rubrica parlando di un libro che narra del Cile. Forse la motivazione è nascosta tra le pieghe dell’appena passato 11 settembre che ricordiamo perchè non dimentichiamo Allende e le vicende che portarono al potere Augusto Pinochet.
Ancora una volta è il viaggio a dare senso a questo libro. E il viaggio va a costituirsi in un percorso di libertà e di festa. Tra le pagine di questo lavoro c’è tutto Pedro Lemebel, la sua omosessualità e le violenze subite, le performance provocatorie e la ricerca costante della felicità, l’attenzione per la memoria. Vale la pena di ricordare che Pedro Lemebel è autore del romanzo culto "Ho paura Torero".

Casablanca di Marc Augé
Ecco come l’insonnia può diventare l’occasione per investigare tra i meandri della nostra mente. Per Marc Augé, quello dei non luoghi proprio lui, il tempo notturno sottratto seppur involontariamente a Morfeo è dedicato alla ricerca dei ricordi più vecchi, quelli prima del 1940. Così come fu per Proust e i suoi ricordi dal palato, Augé utilizza Casablanca per rievocare il passato, l’infanzia e la guerra. Ogni sequenza del film si riversa come un fiume negli avvenimenti del passato creando un intreccio fascinoso. Il montaggio dei ricordi diventa la chiave per entrare in questo libro.
Marc Augé è studioso di fama internazionale, da alcuni anni si sta dedicando alla costruzione di una "antropologia dei mondi contemporanei"; da leggere assolutamente "Non luoghi. Introduzione della surmodernità" e "Disneyland e altri non luoghi".

Cani e gatti storia di un matrimonio di Sandra Petrignani
Una canzone di Eugenio Finardi dice che l’amore è fatto di gioia, ma anche di noia. Questo libro narra le vicende di una coppia dell’upper class italiana tra noia, incomprensioni, passioni e erotismo che sbiadiscono di giorno in giorno inesorabilmente. I protagonisti sono Giacomo e Pat. Lui è un vignettista conosciuto e famoso, lei è un grafico, loro ovvero i gatti e i cani li osservano e diventano quasi una umanità dolente che assiste conoscendo già il finale. La bussola della narrazione è la fatica di essere in due.
L’autrice ha scritto anche "Ultima India", uno splendido taccuino di viaggio e il romanzo "Care Presenze". Il suo libro più noto è "La scrittrice abita qui" finalista premio strega 2003.

Terremoto a Tirana di Serena Luciani
Dopo aver recensito "Missione Londra" di Alec Popov per esserne stati colpiti, abbiamo letto questo altro romanzo sempre ambientato nel mondo diplomatico. Terremoto a Tirana si basa sulle esperienze dell’autrice stessa come direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a Tirana proprio negli anni della caduta del muro e del crollo del socialismo reale. Ancora una volta i Balcani si dimostrano un grande contenitore di narrazioni in cui troviamo un florilegio di storie, leggende, musiche e suoni. La trama segue gli avvenimenti internazionali dalla prospettiva di Tirana e non di Washington o Berlino o Mosca e questo anziché divenire un limite risulta alfine illuminante in merito all’esperienza comunista sia in generale che nel particolare albanese.
L’autrice è presidente dell’associazione di amicizia fra Italia e Albania "L’occhio blu".

Palladio privato di Guido Beltramini
A detta di molti, Palladio è tra gli architetti più grandi degli ultimi 500 anni, sicuramente è il più noto aggiungiamo noi. L’abbiamo incontrato a scuola, ma anche sulle cartoline o negli album da disegno. Di lui sappiamo praticamente tutto come progettista e molto poco come uomo. Questo libro racconta la vita di Palladio e della sua famiglia sulla base di una documentazione vasta e importante. L’incipit vale l’acquisto del libro "Questa storia comincia davanti a un maiale. Non in carne e ossa, ma dipinto su un muro sopra lo scranno dove rendeva giustizia il Giudice dell’Ufficio del Porco".

martedì

Theodor F. Grossmarch, un amico inquieto

Peter Fahresacht all'epoca delle grandi crociate avrebbe, per le sue acute posizioni, probabilmente ricevuto una scomunica direttamente da papa Urbano II. Durante la guerra del Peloponneso, poi, avrebbe sicuramente levato la sua voce contro Alcibiade e le sue malefatte. Forse sarebbe stato un attento seguace del dottore invincibile Guglielmo e, sicuramente, un fiero oppositore del triste appello heideggeriano ai suoi studenti. 
l'Enciclopedia Britannica ovviamente ignora queste speculazioni affatto metafisiche e alla voce Peter Fahresacht riporta soltanto tre righe commemorative per questo sfortunato essere umano che vide nell'attivismo marxista una via di salvezza e nell'amore per l'uomo (e devo confessarlo soprattutto per la donna) il mezzo per il suo raggiungimento. 
Mi ricordo con affetto di quel signore distinto, incredibilmente sempre elegante e cordiale. Lo conobbi in un café di Parigi, in cui mi recavo saltuariamente, nella mia solitudine francese, per giocare a scacchi o fumare qualche buon sigaro. Non era un grande scacchista, ma la passione con cui poteva muovere le figure mi commosse fin dal terzo scacco matto che gli diedi.
Se ricordo Peter Fahresacht (è bene che lo leggiate alla tedesca) è perché ora, a posteriori, molti giornalisti da quattro soldi straparlano e i corsivi di quei cialtroni mi irritano a tal punto da potere accettare di pubblicare un articolo, anch'io, su un giornale.
Si dice che collezionasse libri antichi, cosa non del tutto inverosimile, sebbene non adatta, credo, a quel fare così poco mansueto. A volte mi domandavo se in effetti fosse soltanto per sfortunate circostanze che si trovasse perennemente in stato d'allerta: mi ricordo il suo sguardo allucinato, simile ad un pesce nervoso, non appena lo si chiamasse con il suo nome di battesimo. 
Certo le sue intricate esperienze avevano dovuto contribuire a quel suo certo tipo di inquietudine, eppure, come d'altronde dicevo già nell'incipit di questo brevissimo epitaffio, in nessun periodo storico, temo, avrebbe potuto essere realmente quieto, né avrebbe potuto coltivare il mio stesso atarassico otium. Non, almeno, fino a quando ogni uomo non avrebbe potuto dirsi realmente felice; (se a quel punto lui stesso avrebbe potuto considerarsi felice, e come, è una domanda che sfocia nella metafisica).
Se posso permettermi ancora un'ultima immagine. (l'editore per questo non dovrà pagare nessun sovrapprezzo: da qui in poi scrivo gratuitamente, specifico, però, da qui in poi):
Mi trovavo, anzi ci trovavamo entrambi, in un periodo buio della nostra vita. Molti pesi ci gravavano sulle spalle, inutile dire che avevano, questi pesi, due bei nomi femminili francesi. Insomma dopo l'ennesimo sigaro Partagàs decidemmo di uscire per un po' dalla metropoli per prenderci una boccata d'aria e finire magari nella profumata Provenza. Io sotto braccio avevo come sempre in certi momenti i miei amati tedeschi: Holderlin, Hegel, Walser; invece, come c'era da aspettarselo Peter, avendo allora qualche lustro in più di me e trovandosi in quel periodo della vita in cui ogni hegeliano riconsidera o rilegge - badate bene, non sono quasi mai due azioni collegate - Schopenhauer, si portò dietro soltanto un libricino di un francese tale Blanqui. Tutto questo per dire che in seguito ad una lunga discussione su Gidék, e sul suo libro fresco di maledizone papale: le cave del vaticano; arrivati sulle spiagge mediterranee scoprimmo di essere, quasi, felici e soprattutto un po' meno soli. 
Seguì, inutile dirlo, una settimana di completo otium. Non facemmo altro, ovviamente, che leggere Holderlin.

(da saggi e interventi, Theodor F. Grossmarch feltrinelli 1972)

(nuova traduzione a cura di Gilles Gressani)

lunedì

cinque libri a settimana

Taccuino minimo di buone letture, ovvero i libri che abbiamo letto e che segnaliamo
Supplemento settimanale senza presunzione letteraria a La Pagina Aubertiana:
4: Settimana dall’otto al quattordici settembre.

Finale di Romanzo in Patagonia di Mempo Giardinelli
Chatwin e Coloane hanno narrato e narrano di questo sud del mondo che senza alcuna difficoltà siamo in grado di trovare in questo lavoro di Giardinelli. Il sestante che traccia la rotta di questo diario è il viaggio. Così i nostri ricordi vanno a Magris e magari a "Itaca e oltre", ma vanno anche al viaggio di Guevara e Granado con la motocicletta Poderosa tra i lebbrosi dimenticati da dio e dagli uomini. La narrazione riguarda tre protagonisti, il primo è uno scrittore alla ricerca di ispirazione, il secondo un docente dell’università di Madrid mentre il terzo personaggio è la rossa, non una donna, ma una indistruttibile Ford Fiesta del ’98. I tempi del viaggio non sono scanditi da rigidi itinerari quanto dalla bellezza e dalla contemplazione. L’itinerario è scelto dal piacere e dall’otium, dalla piacere e dalle relazioni, dalle parole e dai luoghi indimenticabili che i tre attraversano. Dice del libro Sepulveda: "Questo libro ci parla di una Patagonia che non ha niente da invidiare a quella di Chatwin".L’autore, Mempo Giardinelli, è nato nel 1947 a Resistencia tra i suoi libri ricordiamo " Luna Calda", "Il decimo inferno", "La rivoluzione in bicicletta" e "Visite fuori orario".

Softcore di Tirdad Zolghadr
Questo libro è ambientato a Teheran. Sarebbe utile esercizio per tutti interrompere qui l
a lettura di questa breve impressione letteraria per fare il punto dei luoghi comuni falsi e beceri che abbiamo nella testa. Eccola l’equazione: Teheran uguale integralismo, estremismo, parrucconi, barbe lunghe, donne sottomesse, scuole coraniche. L’equazione non si verifica e questo romanzo ci coglie impreparati narrando di una città quasi d’avanguardia, addirittura da fare impallidire Soho dicono alcuni. Si incontrano collettivi di artisti temerari e armati di una irrisoluta ironia. Il protagonista si muove tra i blocchi della città perfettamente a proprio agio così come faceva nelle università statunitensi. Leggendo questo romanzo colpiscono personaggi come Zsa Zsa che ospita ai bordi della propria piscina una umanità fatta di trozkisti, terzomondisti, poeti e sociologi, giornalisti e corrispondenti. Oppure Mehrangiz una visual-artist emergente che, come racconta Zolghadr, indossa pantaloni militari verde oliva, ballerine Charles Jourdan e secondo la legge islamica, un velo Lonsdale su polo Fred Perry oversize sotto la veste di cashmere.
L’autore è nato nel 1973 a Teheran. Vive a Berlino dove lavora come curatore d’arte contemporanea, critico, giornalista, traduttore e scrittore. Tra i suoi lavori "Teheran 1380",e "Tropical Modernism", film sulla storia della sinistra israeliana presentato nel 2007 al Documenta di Kassel.

Il caso Moro e i suoi falsi misteri di Vladimiro Satta
In questi anni abbiamo assistito a lunghe e assolutamente interessanti discussioni sul rapimento e sull’omicidio di Aldo Moro. La mole di libri e articoli pubblicati è enorme. Si confrontano due ipotesi che ovviamente hanno un portato di arti
colazioni assai evidenti. La prima ipotesi si rifà all’idea che dietro il sequestro si nascondessero sconvolgenti misteri, servizi segreti di altri paesi, superkiller a Via Fani, moto presenti sulla scena del rapimento, Carlos, Hyperion, P2 ecc ecc. La seconda rifiuta tesi dietrologiche tendendo a diradare aloni di confusione cercando di risalire dal particolare al generale, collocando i tragici eventi del 1978 all’interno del quadro della storia complessiva italiana di quegli anni. E’ assai utile anche rileggere gli articoli scritti da Rossana Rossanda su questa triste pagina della storia del nostro paese e se possibile la monografia "Una primavera rosso sangue" di Nicola Biondo.
Il libro è rivolto a coloro che siano sempre pronti alla discussione e a rimettere in gioco le proprie convinzioni.
L’autore è stato curatore della documentazione della Commissione Stragi dal 1989 al 2001.

La quercia. Storia sociale di un albero di William Bryant Logan 
(a breve di questo libro potrete leggere la recensione di gilles)
Questo libro ricorda tanti eccezionali manuali di storia sociale. William parte dalla considerazione che gli alberi siano i più antichi e importanti testimoni della storia degli uomini e constata come la quercia all’interno di questa cornice pur non vantando "record" alcuno sia percepita come indispensabile e speciale. Così la quercia viene raccontata a partire dalla pertinacia che la contraddistingue e la fa nascere e crescere a (quasi) tutte le latitudini. La quercia ha declinato tutte le tappe dell’evoluzione a partire dalle ghiande, alimento base dell’Homo Sapiens, sino alle navi che portarono l’uomo a circumnavigare il globo. E’ commovente l’onnipresente ricchezza di questo albero con i rami che dolcemente hanno attraversato i secoli e i millenni regalandoci robustezza, tranquillità, avventura e progresso, calma e pace.
William Bryant Logan è un noto arboricoltore. Ha curato la rubrica mensile "Cuttings"sul New York Times che l’ha fatto conoscere al grande pubblico.

(a cura di Piero Valleise)

giovedì

Contemplazione sorridente di un esteta

Traduzione di un brano di Peter Walkslow

Davanti ai miei occhi quella giovane coppia conversava seguendo percorsi semantici e filologici noti solo a loro e bui quanto le strade dei bordelli a Londra, quelli a est del Tamigi. Ah caro fiume dove un tempo nuotavano i salmoni. Le parole dei due seguivano, ad ascoltarli con assoluta attenzione tracciati interessanti. Se fossi un pianista, pensavo, smetterei di sbattere le unghie sui tasti per ascoltarli nella loro nenia o forse suonerei chiuso in un antro per non violentarli con la mia presenza, o forse suonerei davanti a loro facendoli ballare come orsi.
Non mi importerebbe di non ricevere applausi, continuavo nel dialogo tra me e me. Ma non ero un pianista e non lo sono tutt’ora. Smisi di frequentare le lezioni di quella giovane e piacevole insegnante perchè il viaggio mi causava una insopportabile astenia, quella scuola era troppo lontana, le buche delle strade sfinivano i miei muscoli e la mia schiena non si dispose a soffrire per assecondare i miei gusti.
La coppia discorreva con foga, anzi parlava incessantemente e il fluire delle parole mi riportava inspiegabilmente con un dolce fluire alle prime gite nella campagna del Sussex quando lo zio materno Jeffry pagava un’orchestrina perchè allietasse il nostro desinare. Fu con una violoncellista proprio pagata da mio zio che diedi l’addio alla adolescenza e alla castità, così dietro una quercia.
La coppia di giovani pareva bene assortita. Lei era rossa di capelli e ricordava certe figure dell’iconografia neoclassica inglese o forse anche una peripatetica che sedeva spesso in un tugurio di Cork, nel sud dell’Irlanda, la Regina salvi quella gente per carità, e che osservavo di spalle senza avere il coraggio di proporle la redenzione o anche solo di discutere del tempo o sul prezzo.
La rossa aveva una voce squillante e chiara, pareva si ascoltasse e si compiacesse per il suo linguaggio forbito, sembrava a volte francese nel dimenare le mani, la Regina salvi quel popolo di mangiarane per carità. Il suo spirito ribelle emergeva come il mostro di Lockness che mi pregio aver visto dopo aver bevuto un litro di scotch con il mio amico Michael Loglybub, quando emetteva sonori rutti dopo ogni sorso di birra. Si giustificava dichiarando una non chiara malfunzione pancreatica.
Lui, giallo di capello, pareva uscito da una sinfonia del giovane Wagner che andava affermandosi più a est in quella terra di lanzichenecchi, la Regina li salvi solo se prima ha finito di salvare tutti gli altri. Per carità. Comunque pareva un giovane ufficiale prussiano. Prussia o come diavolo si chiamasse allora quella terra. Di pronuncia affettata il giovane biondo tirava a lungo le vocali per poi smozzicarle con un gesto rapido della mano che poi portava tra i capelli scompigliandoli come solo il vento delle scogliere di Dover avrebbe potuto fare. Soleva citare alcuni autori a me sconosciuti, tale Zizekiovic e non so chi altro.
Li osservavo digerendo le mie pene. Erano per me come il grog che zia Dyana mi propinava in dosi da cavallo. Anch’io peraltro facevo parte di quel quadretto. Avevo accompagnato quella coppia con la mia carrozza proprio per godere della loro compagnia. Mi sentivo un vecchio esteta.

(Piero Valleise)

lunedì

cinque libri alla settimana


Taccuino minimo di buone letture, ovvero i libri che abbiamo letto e che segnaliamo.
Supplemento settimanale senza presunzione letteraria a La Pagina Aubertiana

Pandora la prima 
donna di Jean Pierre Vernant
Zeus volle vendicarsi degli uomini e delle loro miserie. Perfido fece dono ai mo
rtali di un male meraviglioso e necessario, terribile e irrinunciabile al tempo stesso. Chiamò a sé Efesto e gli commissionò un manichino con le sembianze di una dea. Zeus per n
on farci mancare niente donò a Pandora, la nuova nefasta creatura, seduzione, fascino, bellezza e una suadente e seducente voce umana. Divenne meraviglioso e pericoloso ammirarne l’aspetto esteriore che diverge violentemente dalla realtà interiore. Pandora, allora è la prima donna, l’antenata di tutte che porta sulla terra con sé un vaso da cui traggono origine tutti i mali fino a quel momento sconosciuti. Così compaiono il dolore e l’invidia, la sofferenza e la morte. Perchè amare Pandora ci chiediamo con Vernant? Perché se è vero che con lei diviene chiara l’immanenza della condizione umana per come la conosciamo è 
anche vero che sarà lei per la prima volta a portare la vita nel ventre, quindi, la speranza, il rinnovamento e la nascita.
Jean Pierre Vernant è tra i più grandi antropologi del novecento, finissimo storico classico, acutissimo critico mitologico. Tra le sue opere ricordiamo le fondamentali "Mito e società greca"; "Mito e religione greca", "Mito e pensiero".

Un po’ per amore un po’ per rabbia di Pino Cacucci
Leggendo questo libro le mente non ha voluto saperne di non correre al tempo della scoperta dello Zibaldone di Leopardi. 
Ovvia la gran cialtroneria letteraria se decidessimo di proporre un paragone, comunque resta il fatto che "Un po’ per amore, un po’ per rabbia" raccoglie appunti, suggestioni, impressioni, ritratti, delusioni, speranze, giorni furibondi, ebbrezze, racconti del mondo dei vinti e dei combattenti.
E’ un libro che punta l’indice contro le brutture e scopre ulteriormente le vene scoperte dell’america del sud passando per l’Italia e l’Europa, passando per il Daiquirì e il lardo di Colonnata. Cacucci scopre zone di tenerezza e amore senza ricorrere a invenzioni di sorta.
Pino Cacucci è conosciuto per avere scritto "Puerto Escondido" da cui Salvatores ha tratto l’omo
nimo film e "San Isidro Futbol" da cui Alessandro Capelletti ha tratto il film "Viva San Isidro". Da non perdere, sempre di Cacucci la biografia di Tina Modotti, "Tina" e "La polvere del Messico".

Una storia da manicomio di Paolo Sorcinelli
Il protagonista di questo bel saggio si chiama Galileo B. alias Galileo Galilei, alias Padre Alfonso Galileo, alias Benedetto Benedetti. Nei suoi cinquantanove anni di vita ha lasciato innumerevoli tracce nei manicomi e nelle galere, ma anche nelle chiese e nei conventi, negli atti dei tribunali ma anche nei giornali o bollettini di molti luoghi pii e sacri. Galileo si è spacciato per monaco cistercense, per delegato apostolico e procuratore generale dei benedettini, sacerdote e vescovo di fantomatiche diocesi turche. Ha sedotto novizie e scritto lettere di rara bellezza. Un personaggio pirandelliano forse anche un po’ Zelig. 
Sorcinelli è ordinario di storia sociale all’Università di Bologna.

L’orgasmografo di Enrique Serna
La collana intrecci di Voland edizioni sta proponendo una serie di autori giovani e brillanti. E’ il caso di Enrique Serna scrittore messicano tra i più apprezzati che compare addirittura nella antologia curata da Gabo Marquez che raccoglie i nove migliori racconti messicani del ‘900. La storia narra di una feroce dittatura che impone il sesso e l’orgasmo come regola di buon comportamento e di integrazione sociale. I regolari sono i gaudenti mentre i sovversivi sono astinenti spiritualisti che denunciano la violenza contenuta della quota di orgasmi e della Commissione per la Masturbazione.
Un libro per nulla volgare, anzi irriducibile a qualsiasi classificazione di genere.

L’adultera
di Giuseppe Conte
Un uomo scrive di una donna, basterebbe questo per fare storcere il naso a molti, me compreso, eppure questo romanzo sconvolge per l’umanesimo e la narrazione che coglie impreparati. E’ la storia del piacere e dell’angoscia impossibili da dividere agiti da una donna, la Maddalena, dondolata come se il mare che ama l’avesse presa per sempre. La Maddalena vive come figura evangelica totalmente donna e femminile angosciata dalla sensazione di non provare colpa. A Roma, mentre traccia sulla sabbia con le dita quelle stesse lettere che aveva visto disegnare al Maestro sulla spianata del Tempio di Salomone, incontra il misterioso vecchio cui racconterà la sua segreta storia di donna.
Conte è nato a Imperia nel 1945, ha pubblicato molti lavori di critica e alcuni romanzi tra cui "Il terzo ufficiale", Premio Hemingway 2002.