sabato

Controcanto di Marco Revelli, edizioni Chiarelettere

Questo "disagio dell'inciviltà" ci opprime. La svolta c'è già stata: le torture a Bolzaneto, le leggi contro i vagabondi, la caccia ai Rom, la segregazione degli immigrati, i "pacchetti sicurezza" del centrosinistra e la scelta a favore della guerra, la violenza contro i diversi e gli Altri. La "pedagogia del disumano" sembra essere oggi l'unica politica possibile. I diritti conquistati nel Novecento - uguaglianza, lavoro, libertà, cittadinanza - non sono più acquisiti in forma universale ma se mai concessi in modo selettivo. Il "Controcanto" di Revelli racconta la mutazione di questi anni, ponendosi dalla parte "sbagliata", di chi non ha nessuna garanzia e rappresentanza ed è escluso dal grande gioco della democrazia mediatica, plebiscitaria e disciplinare, dove è assente qualsiasi responsabilità civile e politica. Allora è necessario spezzare questa "rappresentazione" con un gesto estremo di secessione estetica ed etica, prima che politica. Un "controcanto" appunto, con un nuovo coro.

a cura di Piero Valleise

giovedì

Controcanto di Marco Revelli edizioni Chiarelettere

Per favore comunque la pensiate leggete l'ultimo libro di Marco Revelli "Controcanto".

martedì

Roberto Saviano

Venerdì 26 marzo arriverà nelle librerie il dvd del monologo che ROBERTO SAVIANO ha tenuto nel corso dello speciale di CHE TEMPO CHE FA nel marzo del 2009 .

Così presenta il cofanetto Roberto Saviano sul suo sito:


Attra­verso il rac­conto della cronaca quo­tid­i­ana ho cer­cato di far emerg­ere la realtà di una guerra sconosci­uta a gran parte del Paese. Migli­aia di morti negli ultimi dieci anni, tra cui decine di vit­time inno­centi: ecco la ver­ità del Sud Italia

Il titolo è LA PAROLA CONTRO LA CAMORRA (978880620218) e contiene oltre al dvd un saggio di Roberto.



Molte le iniziative per provuovere il cofanetto:

Giovedì 25 marzo
- Anticipazione su Repubblica con copertina dedicata di R2.
- Intervista di Mollica al TG1 delle 20

Venerdì 26 marzo
- Copertina del venerdì di Repubblica, Saviano sarà intervistato da Marco Cicala
- Su repubblica.it - intervista, estratto di due o tre minuti.

Domenica 28 marzo
- Incontro con Saviano all'interno di "Libri come" (la nuova festa del libro di Roma), presenta Marino Sinibaldi.

Domenica 11 aprile
- Partecipazione a "che tempo che fa"..

domenica

Giovanni De Luna-Le ragioni di un decennio. 1969-1979. Militanza, violenza, sconfitta, memoria (Feltrinelli, Milano 2009)

a cura di Alessandro Pascale

Il libro di De Luna andrebbe letto nelle scuole. Lo so che mi sono già trovato spesso a fare questa esclamazione per molti libri, d’altronde non è colpa mia se a scuola i ragazzi a malapena riescono ad arrivare in maniera decente alla seconda guerra mondiale e non sanno niente della storia della nostra Repubblica… Se gli parli di dc, psi, pli, msi si allontanano pensando che sei stato colpito da chissà quale morbo linguistico che fa straparlare. Se gli parli di pci gli viene voglia di giocare con il loro computer portatile. Però se gli parli di comunismo lì non c’è pericolo: la televisione ha fatto bene il suo dovere, e l’equiparazione con il fascismo non è mai casuale nelle vocine di questi simpatici adolescenti ignoranti. Gramsci, Togliatti e Berlinguer chi li ha mai sentiti?

Il dato terribile della nostra epoca presente è la perdita di memoria. Su questo credo siano un po’ tutti d’accordo. Studiosi, giornalisti, analisti, di destra, centro, sinistra, spesso anche sui giornali lamentano la perdita di memoria che sembra aver colpito la totalità degli italiani, sempre più rapiti e rimbambiti da ipod e grandi fratelli. Si lamenta ad esempio che il popolo non ricordi nemmeno che il lodo Alfano è una versione moderna del lodo Schifani, emanato appena un lustro prima, figurarsi quindi quanto possa essere forte la memoria degli italiani di un decennio ormai distante più di trent’anni: quello iniziato con le proteste studentesche e le lotte operaie di fine anni ’60 e terminato con la loro sconfitta di fine ’70, simboleggiata da una serie di eventi quali l’assassinio di Aldo Moro, la marcia dei 40000 di Torino, l’inizio del calo elettorale del PCI, e via dicendo.

In mezzo un’epoca forse irripetibile (per lo meno in tempi brevi), in cui movimenti vari hanno lottato, ottenuto diritti, rinvigorito temi come l’antifascismo, la centralità operaia, la difesa dei lavoratori e della Costituzione, la presa di coscienza di classe, denunciato la collusione tra mafie e DC, l’ipocrisia del regime culturale borghese e capitalista e, purtroppo, anche deciso di usare le armi per abbattere un regime reazionario, autoritario e repressivo. Un regime che permetteva ai suoi dipendenti (le forze di polizia) di sparare ad altezza d’uomo e uccidere per sedare quegli scalmanati, che chissà cosa avevano mai in testa, forse di fare la rivoluzione, forse di vivere in un mondo migliore…
“Tutti sapevano che lo Stato era colluso con le stragi di stato. Tutti sapevano che gran parte dei politici di governo erano corrotti, o facevano interessi particolari, fossero quindi collusi con Confindustria o con la mafia. Tutti sapevano, e qualcuno reagì prendendo in pugno le armi.”

Più o meno è questo l’assunto di partenza di De Luna, che riesce a riscostruire un decennio nella sua totalità, mettendo in evidenza le differenze di violenza tra destra e sinistra (stragi di massa le prime, omicidi isolati le seconde), senza ovviamente parteggiare per le seconde, ma semplicemente volendo spiegare bene tutto il contesto attorno al quale sono nati fenomeni come le Brigate Rosse e Prima Linea. Un contesto fatto di un regime che vedendosi stretto nella morsa di un PCI sempre più forte e di una serie di movimenti sociali sempre più influenti e radicati, ha saputo rispondere solo con la repressione, lo stragismo di stato, le manganellate e le pallottole. La certezza di una democrazia bloccata (dal fattore K) e la volontà di ottenere giustizia e verità hanno naturalmente portato certe frange dei movimenti di protesta alla violenza, non senza un dibattito aspro e incerto, da cui non è stata esente nemmeno Lotta Continua, oggetto di sguardo privilegiato da parte di De Luna. Oggi però queste storie non sono raccontate. Oggi gli anni ’70 sono semplicemente gli anni di piombo. La spirale di violenza di sinistra che ha avvolto soprattutto la seconda metà del decennio è stata artificialmente espansa a tutto il decennio, cancellando ogni riferimento all’eccezionale positività del primo decennio, in cui il conflitto e la lotta di classe avevano saputo far progredire lo siluppo socio-economico generale in maniera assolutamente non-violenta e pacifica, a dispetto delle stragi di stato create con l’obiettivo di far ricadere la colpa sui comunisti, quando invece è stato assodato dai tribunali che fossero state compiute dai fascisti e da reparti collusi dei servizi segreti.

Queste verità non le racconta nessuno, e oggi il revisionismo storico è ad uno stato avanzatissimo, secondo un progetto iniziato con la lode dei repubblichini di Salò (in un processo avviato nel 1996 dal presidente della Camera Luciano Violante, oggi tra i più illustri esponenti del PD che propongono una riforma condivisa della giustizia con Berlusconi). Si tenta di riscrivere la storia, per poi diffonderla tramite televisioni e discorsi istituzionali. L’unica nostra possibilità di memoria viene ancora una volta dai libri. E allora leggiamoli e ricordiamo i tanti compagni caduti per la libertà, la democrazia, l’antifascismo, e anche il comunismo. E ringraziamo storici come Giovanni De Luna per la loro azione culturale senza la quale saremmo inghiottiti da personaggi orwelliani come Violante.

mercoledì

L'umiliazione di Philip Roth. Einaudi 2010. 17,50 euro

Tutto è finito per Simon Axler, il protagonista del nuovo conturbante libro di Philip Roth. Simon, uno dei più grandi attori teatrali della sua generazione, ha superato i sessant'anni e ha perso la sua magia, il suo talento e la sua sicurezza. Quando sale sul palcoscenico si sente un pazzo e si vede un idiota. La sua fiducia nelle proprie capacità è evaporata; s'immagina che la gente rida di lui; non riesce più a fingere di essere qualcun altro. "E scomparso qualcosa di fondamentale". La moglie se n'è andata, il pubblico l'ha abbandonato, il suo agente non sa come convincerlo a tornare in scena. In questo atroce resoconto di un'inspiegabile e terrificante autodistruzione, emerge il contraltare di un insolito desiderio erotico, certo una consolazione in quella vita spogliata di tutto, ma tanto rischiosa e aberrante da frustrare ogni speranza di conforto e gratificazione per puntare dritto verso un finale ancora più cupo e rovinoso. In questo lungo viaggio verso la notte, raccontato da Roth con l'inimitabile urgenza, bravura e serietà di sempre, tutti i mezzi che usiamo per convincerci della nostra solidità, tutte le rappresentazioni che nella vita diamo di noi stessi - talento, amore, sesso, speranza, energia, reputazione - vengono messi a nudo.

a cura di Piero Valleise

L'arte di annaccarsi. Un viaggio in Sicilia. roberto Alajmo. Laterza. 16 euro

Annacare/annacarsi è in dialetto siciliano un verbo insidioso, difficilmente traducibile in italiano. Quel che più si avvicina è cullare/cullarsi, ma non è proprio la stessa cosa. L'arte di annacarsi prevede il muoversi il massimo per spostarsi il minimo. Una immagine che descrive bene lo spirito dell'isola e più ancora la disposizione d'animo dei siciliani tessuta di diffidenza. Ogni viaggio in Sicilia, anche quello intrapreso in questo libro, diventa una specie di danza immobile attorno alla geografia e alla filosofia, alla storia, al folklore e alla gastronomia, scoprendo che fra le diverse discipline esistono continui rimandi a una trama inestricabile. "Pur restando immobile, l'Isola si muove. Non è uno di quei posti dove si va a cercare la conferma delle proprie conoscenze. È invece un teatro dove le cose succedono da un momento all'altro. È un susseguirsi di scatti prolungati, pause per rifiatare e ancora fughe in avanti". Come l'Isola, Alajmo procede a zig-zag in un itinerario non lineare, senza vincoli di percorso né di tempo, da un capo all'altro, sulla base di pure suggestioni, guidato dalla bellezza, accompagnato da un lucido pessimismo. Come un atto d'amore che non si nasconde nessuna vergogna dell'oggetto amato: capita di innamorarsi di una canaglia. E anche se lo sai, che puoi farci?

a cura di Piero Valleise

giovedì

Presentazione del libro "Patire le beatitudini" di fratel MichaelDavide

Mercoledì 31 marzo presso la biblioteca regionale di Aosta presenteremo il libro "Patire le beatitudini" di Fratel MichaelDavide edito da edizioni la meridiana, 18 euro
L'autore è monaco benedettino del monastero di Germagno (VB), dal 1983. Dopo i primi anni di formazione monastica, ha conseguito il dottorato in Teologia Spirituale presso l'Università Gregoriana di Roma.
...."le beatitudini sono l'attestazione che la realtà, così come essa è , può diventare un luogo e un modo di felicità. Sono la sfida in base alla quale si può credere che non c'è nient'altro che possa rendere felici se non quello che si è e ciò che la vita ci permette di essere".....
...."le beatitudini sono la negazione assoluta di ogni spiritualità narcisistica e prometeica"...
Presenterà la profssa Manuela Lucianaz

lunedì

L’invenzione dell’economia-Serge Latouche (Bollati Boringhieri 2010)

a cura di Alessandro Pascale

Lo confesso subito: la lettura dell’ultimo testo di Latouche è stata un’opera alquanto impegnativa e per certi versi impervia. Pur essendo molto fresco di studi (filosofici et similia) è stato infatti assai arduo riuscire a stare dietro a tutti i sistemi di pensiero, le citazioni, i paroloni di cui è composta complessivamente l’opera. Non un testo facile quindi, né di scorrevole lettura. Piuttosto un manuale da utilizzare con estrema cautela, che meriterebbe una particolare attenzione per l’enorme quantità di contenuti che presenta al lettore.

Contenuti vecchi e nuovi, in quanto L’invenzione dell’economia altro non è che una raccolta di saggi scritti ieri e anche l’altro ieri, disposti in maniera un po’ dispersiva lungo una scaletta che lungi dal voler essere esauriente ed esaustiva appare per l’appunto una serie di frammenti, seppur dottissimi e accuratissimi. Nella mia confessione aperta non posso omettere che la serie dei saggi non è di interesse uniforme, bensì a scritti più intriganti e divulgativi (sia per tema che per linguaggio usato) se ne alternano altri talmente verbosi e (sic!) inerpicabili da rendere impervia qualsiasi scalata logica. Dovendo fare il punto si segnalano come particolarmente interessanti i saggi su “L’invenzione del lavoro nell’immaginario sociale”, “Mandeville, ovvero la svolta della filosofia occidentale”, “Il lusso ghigliottinato”, “L’autodistruzione dell’umanesimo liberale” e qualcosina de “L’antieconomico di Aristotele”. Oltre ovviamente alla conclusione, assai più attuale e “politica” per gli accenni alla contemporaneità.

Nel complesso però vorrei mettere in guardia il lettore che si aspetta una rappresentazione lineare e didattica della nascita (o dell’invenzione) dell’economia. Un’opera del genere, lo precisa bene anche l’autore, è probabilmente impensabile per le possibilità di un solo individuo. Occorrerebbe infatti un lavoro enciclopedico, dagli esiti incerti, difficilmente oggettivi e in definitiva di dubbio valore scientifico. E’ difficile infatti trovare una via d’uscita unanime ed obiettiva dalle analisi di Latouche, che dal canto suo non lesina sulle buone vecchie citazioni marxiste, lanciate qua e là come àncore di salvezza per i lettori naufraghi. E confesso che non posso evitare di trattenere un sorrisetto malizioso ogni volta che constato che come il buon vino le massime marxiane sembrano migliorare col tempo, restando più valide che mai.

L’atteggiamento complessivo (ed è senz’altro il più grande pregio dell’opera) di Latouche è però quello di smontare ogni certezza dal punto di vista del pensiero economico. Viene messo in rilievo come ogni concetto dato oggi per assodato non sia nient’altro che una precisa invenzione storica del pensiero umano. Avvolti nel calderone di suggestioni, autori sconosciuti e citazioni sapienti una certezza emerge facendosi largo e scolpendosi nel marmo: appare infatti chiara la relatività morale, culturale e filosofica di cui è imperniata ogni attività economica che ci circonda. E un libro che smonta certezze è senz’altro un libro che val la pena di esser letto.