sabato
Controcanto di Marco Revelli, edizioni Chiarelettere
a cura di Piero Valleise
giovedì
Controcanto di Marco Revelli edizioni Chiarelettere
martedì
Roberto Saviano
Così presenta il cofanetto Roberto Saviano sul suo sito:
Attraverso il racconto della cronaca quotidiana ho cercato di far emergere la realtà di una guerra sconosciuta a gran parte del Paese. Migliaia di morti negli ultimi dieci anni, tra cui decine di vittime innocenti: ecco la verità del Sud Italia
Il titolo è LA PAROLA CONTRO LA CAMORRA (978880620218) e contiene oltre al dvd un saggio di Roberto.
Molte le iniziative per provuovere il cofanetto:
Giovedì 25 marzo
- Anticipazione su Repubblica con copertina dedicata di R2.
- Intervista di Mollica al TG1 delle 20
Venerdì 26 marzo
- Copertina del venerdì di Repubblica, Saviano sarà intervistato da Marco Cicala
- Su repubblica.it - intervista, estratto di due o tre minuti.
Domenica 28 marzo
- Incontro con Saviano all'interno di "Libri come" (la nuova festa del libro di Roma), presenta Marino Sinibaldi.
Domenica 11 aprile
- Partecipazione a "che tempo che fa"..
domenica
Giovanni De Luna-Le ragioni di un decennio. 1969-1979. Militanza, violenza, sconfitta, memoria (Feltrinelli, Milano 2009)
Il libro di De Luna andrebbe letto nelle scuole. Lo so che mi sono già trovato spesso a fare questa esclamazione per molti libri, d’altronde non è colpa mia se a scuola i ragazzi a malapena riescono ad arrivare in maniera decente alla seconda guerra mondiale e non sanno niente della storia della nostra Repubblica… Se gli parli di dc, psi, pli, msi si allontanano pensando che sei stato colpito da chissà quale morbo linguistico che fa straparlare. Se gli parli di pci gli viene voglia di giocare con il loro computer portatile. Però se gli parli di comunismo lì non c’è pericolo: la televisione ha fatto bene il suo dovere, e l’equiparazione con il fascismo non è mai casuale nelle vocine di questi simpatici adolescenti ignoranti. Gramsci, Togliatti e Berlinguer chi li ha mai sentiti?
Il dato terribile della nostra epoca presente è la perdita di memoria. Su questo credo siano un po’ tutti d’accordo. Studiosi, giornalisti, analisti, di destra, centro, sinistra, spesso anche sui giornali lamentano la perdita di memoria che sembra aver colpito la totalità degli italiani, sempre più rapiti e rimbambiti da ipod e grandi fratelli. Si lamenta ad esempio che il popolo non ricordi nemmeno che il lodo Alfano è una versione moderna del lodo Schifani, emanato appena un lustro prima, figurarsi quindi quanto possa essere forte la memoria degli italiani di un decennio ormai distante più di trent’anni: quello iniziato con le proteste studentesche e le lotte operaie di fine anni ’60 e terminato con la loro sconfitta di fine ’70, simboleggiata da una serie di eventi quali l’assassinio di Aldo Moro, la marcia dei 40000 di Torino, l’inizio del calo elettorale del PCI, e via dicendo.
In mezzo un’epoca forse irripetibile (per lo meno in tempi brevi), in cui movimenti vari hanno lottato, ottenuto diritti, rinvigorito temi come l’antifascismo, la centralità operaia, la difesa dei lavoratori e della Costituzione, la presa di coscienza di classe, denunciato la collusione tra mafie e DC, l’ipocrisia del regime culturale borghese e capitalista e, purtroppo, anche deciso di usare le armi per abbattere un regime reazionario, autoritario e repressivo. Un regime che permetteva ai suoi dipendenti (le forze di polizia) di sparare ad altezza d’uomo e uccidere per sedare quegli scalmanati, che chissà cosa avevano mai in testa, forse di fare la rivoluzione, forse di vivere in un mondo migliore…
“Tutti sapevano che lo Stato era colluso con le stragi di stato. Tutti sapevano che gran parte dei politici di governo erano corrotti, o facevano interessi particolari, fossero quindi collusi con Confindustria o con la mafia. Tutti sapevano, e qualcuno reagì prendendo in pugno le armi.”
Più o meno è questo l’assunto di partenza di De Luna, che riesce a riscostruire un decennio nella sua totalità, mettendo in evidenza le differenze di violenza tra destra e sinistra (stragi di massa le prime, omicidi isolati le seconde), senza ovviamente parteggiare per le seconde, ma semplicemente volendo spiegare bene tutto il contesto attorno al quale sono nati fenomeni come le Brigate Rosse e Prima Linea. Un contesto fatto di un regime che vedendosi stretto nella morsa di un PCI sempre più forte e di una serie di movimenti sociali sempre più influenti e radicati, ha saputo rispondere solo con la repressione, lo stragismo di stato, le manganellate e le pallottole. La certezza di una democrazia bloccata (dal fattore K) e la volontà di ottenere giustizia e verità hanno naturalmente portato certe frange dei movimenti di protesta alla violenza, non senza un dibattito aspro e incerto, da cui non è stata esente nemmeno Lotta Continua, oggetto di sguardo privilegiato da parte di De Luna. Oggi però queste storie non sono raccontate. Oggi gli anni ’70 sono semplicemente gli anni di piombo. La spirale di violenza di sinistra che ha avvolto soprattutto la seconda metà del decennio è stata artificialmente espansa a tutto il decennio, cancellando ogni riferimento all’eccezionale positività del primo decennio, in cui il conflitto e la lotta di classe avevano saputo far progredire lo siluppo socio-economico generale in maniera assolutamente non-violenta e pacifica, a dispetto delle stragi di stato create con l’obiettivo di far ricadere la colpa sui comunisti, quando invece è stato assodato dai tribunali che fossero state compiute dai fascisti e da reparti collusi dei servizi segreti.
Queste verità non le racconta nessuno, e oggi il revisionismo storico è ad uno stato avanzatissimo, secondo un progetto iniziato con la lode dei repubblichini di Salò (in un processo avviato nel 1996 dal presidente della Camera Luciano Violante, oggi tra i più illustri esponenti del PD che propongono una riforma condivisa della giustizia con Berlusconi). Si tenta di riscrivere la storia, per poi diffonderla tramite televisioni e discorsi istituzionali. L’unica nostra possibilità di memoria viene ancora una volta dai libri. E allora leggiamoli e ricordiamo i tanti compagni caduti per la libertà, la democrazia, l’antifascismo, e anche il comunismo. E ringraziamo storici come Giovanni De Luna per la loro azione culturale senza la quale saremmo inghiottiti da personaggi orwelliani come Violante.
mercoledì
L'umiliazione di Philip Roth. Einaudi 2010. 17,50 euro
a cura di Piero Valleise
L'arte di annaccarsi. Un viaggio in Sicilia. roberto Alajmo. Laterza. 16 euro
a cura di Piero Valleise
giovedì
Presentazione del libro "Patire le beatitudini" di fratel MichaelDavide
L'autore è monaco benedettino del monastero di Germagno (VB), dal 1983. Dopo i primi anni di formazione monastica, ha conseguito il dottorato in Teologia Spirituale presso l'Università Gregoriana di Roma.
...."le beatitudini sono l'attestazione che la realtà, così come essa è , può diventare un luogo e un modo di felicità. Sono la sfida in base alla quale si può credere che non c'è nient'altro che possa rendere felici se non quello che si è e ciò che la vita ci permette di essere".....
...."le beatitudini sono la negazione assoluta di ogni spiritualità narcisistica e prometeica"...
Presenterà la profssa Manuela Lucianaz
lunedì
L’invenzione dell’economia-Serge Latouche (Bollati Boringhieri 2010)
Lo confesso subito: la lettura dell’ultimo testo di Latouche è stata un’opera alquanto impegnativa e per certi versi impervia. Pur essendo molto fresco di studi (filosofici et similia) è stato infatti assai arduo riuscire a stare dietro a tutti i sistemi di pensiero, le citazioni, i paroloni di cui è composta complessivamente l’opera. Non un testo facile quindi, né di scorrevole lettura. Piuttosto un manuale da utilizzare con estrema cautela, che meriterebbe una particolare attenzione per l’enorme quantità di contenuti che presenta al lettore.
Contenuti vecchi e nuovi, in quanto L’invenzione dell’economia altro non è che una raccolta di saggi scritti ieri e anche l’altro ieri, disposti in maniera un po’ dispersiva lungo una scaletta che lungi dal voler essere esauriente ed esaustiva appare per l’appunto una serie di frammenti, seppur dottissimi e accuratissimi. Nella mia confessione aperta non posso omettere che la serie dei saggi non è di interesse uniforme, bensì a scritti più intriganti e divulgativi (sia per tema che per linguaggio usato) se ne alternano altri talmente verbosi e (sic!) inerpicabili da rendere impervia qualsiasi scalata logica. Dovendo fare il punto si segnalano come particolarmente interessanti i saggi su “L’invenzione del lavoro nell’immaginario sociale”, “Mandeville, ovvero la svolta della filosofia occidentale”, “Il lusso ghigliottinato”, “L’autodistruzione dell’umanesimo liberale” e qualcosina de “L’antieconomico di Aristotele”. Oltre ovviamente alla conclusione, assai più attuale e “politica” per gli accenni alla contemporaneità.
Nel complesso però vorrei mettere in guardia il lettore che si aspetta una rappresentazione lineare e didattica della nascita (o dell’invenzione) dell’economia. Un’opera del genere, lo precisa bene anche l’autore, è probabilmente impensabile per le possibilità di un solo individuo. Occorrerebbe infatti un lavoro enciclopedico, dagli esiti incerti, difficilmente oggettivi e in definitiva di dubbio valore scientifico. E’ difficile infatti trovare una via d’uscita unanime ed obiettiva dalle analisi di Latouche, che dal canto suo non lesina sulle buone vecchie citazioni marxiste, lanciate qua e là come àncore di salvezza per i lettori naufraghi. E confesso che non posso evitare di trattenere un sorrisetto malizioso ogni volta che constato che come il buon vino le massime marxiane sembrano migliorare col tempo, restando più valide che mai.
L’atteggiamento complessivo (ed è senz’altro il più grande pregio dell’opera) di Latouche è però quello di smontare ogni certezza dal punto di vista del pensiero economico. Viene messo in rilievo come ogni concetto dato oggi per assodato non sia nient’altro che una precisa invenzione storica del pensiero umano. Avvolti nel calderone di suggestioni, autori sconosciuti e citazioni sapienti una certezza emerge facendosi largo e scolpendosi nel marmo: appare infatti chiara la relatività morale, culturale e filosofica di cui è imperniata ogni attività economica che ci circonda. E un libro che smonta certezze è senz’altro un libro che val la pena di esser letto.