martedì

quest'oggi è morto V. Foà:

 
lo ricordiamo con il suo libro più bello: il cavallo e la torre (Einaudi 1991) con poche parole di Pietro Ingrao, su La Stampa di oggi e con una bellissima intervista.

Piccola casa borghese, salotto bianco consunto. «L’uomo che voleva la luna», come si autodefinì Pietro Ingrao nell’autobiografia, ricorda Vittorio Foa. Si rigira tra le mani «il suo più bel libro, che consiglio vivamente, Il cavallo e la torre», raccolta di ricordi scritti quasi vent’anni fa. «È stato un grande incontro. Io sempre comunista, lui socialista. Discussioni su discussioni. E una vicinanza che via via cresceva, scalzando le distanze nella catastrofe del Novecento. È stato così sin da quando ci siamo conosciuti, negli Anni Cinquanta, quando la guerra è finita, inizia la ricostruzione, si definisce il nuovo orizzonte politico. Vittorio è stato decisivo nella storia italiana, e anche nella mia formazione. È stato cruciale, mi ha aiutato, ispirato, sospinto alla battaglia antifascista». 

i collegamenti all'intervista del 1994, di B. Placido con I. Montanelli e, appunto, Foà: 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Se mi posso permettere di consigliare anche io un libro (oltre al classico "Questo Novecento"):
"Cent'anni dopo. Il sindacato dopo il sindacato" di Epifani e Foà. (Einaudi)
Una testimonianza davvero lucida e un'analisi impeccabile.

alberto