martedì

bolano, sui libri, i librai e le amanti di entrambi


nella vita non c'è soltanto decalibro[1]...

Avrei iniziato un mio libro in questo modo, se l'avessi scritto in quel periodo; vivevo ancora a 

Lisbona, studiavo poco e male e soprattutto lavoravo in una piccola libreria al centro del quartiere vecchio. 

Il padrone, un cattolico fondamentalista, era stato un salazarista della prima ora: un parruccone, un pennivendolo, un ometto tutto schiacciato dalle preoccupazioni. 

A immaginarmelo tutto vestito di nero, inneggiante magari a Hitler, non avevo mai avuto nessun problema; più fatica facevo, invece, a figurarmelo giovane, magari spensierato. Doveva (non poteva non esserlo!) già sembrare vecchio, con quella peluria sul collo e quella piccola fessura, una bocca, forse soltanto un po' meno da triglia.(...)

Si tingeva i capelli di nero da sempre, credo; non capirò mai perché i fascisti si tingono i capelli di quel nero da barbiere di periferia. (...)

Le sue vaste letture si limitavano ai "grandi della letteratura mondiale": Tasso, Petrarca e Agatha Cristhie. 

Ma il suo ecclettismo non finiva qua: come tutti i salazaristi si dimostrava, infatti, un grand'amante di Pessoa, del resto senza averci mai capito nulla. 

Una volta ne parlammo, io avevo bisogno del mio stipendio, e soprattutto, lavorando in quel buco, potevo prendere molti libri a prezzo ridotto, cosa per me essenziale, visto che già rischiavo giornalmente di essere beccato a rubare quei libri che la sera stessa avrei letto.  Lasciai perdere quindi le mie ridicole posizioni letterarie e da quella volta in poi gli permisi di straparlare di letteratura o libri.  

Sia chiaro che comunque non avrei certo potuto sopravvivere in quel postaccio, senza essermi mai goduto una piccola gratificazione: si chiamava Estella, ed era, in un certo senso, l'unica cosa, in assoluto, bella di quel cretino: la moglie.

Mi sono sempre chiesto come potesse una donna simile stare a fianco di un gorilla come quello.

La risposta credo stesse, ma so che potrebbe sembrare soltanto un'esagerazione, nel suo amore per i libri, la letteratura e i librai: il marito le procurava libri in abbondanza, le lasciava una bella casa silenziosa in cui lasciarsi rincorrere, la notte, da Mann e Musil; e il giorno, ma soltanto nelle pause, dai librai veri e propri.


(da conseja, cuento, historia. R. Bolano. Madrid 2007, pag 32-33)


una piccola nota: (il traduttore pur di farsi leggere ogni tanto deve ricorrere a questi mezzucci)

1. traduco con "decalibro", programma di gestione del catalogo di una libreria il gioco di parole di Bolano.  

Sanguineti traduceva in italiano utilizzando espressioni idiomatiche latine, tedesche e francesi. Pavese semplificava il suo vocabolario affinché anche i suoi vignaiuoli potessero apprezzare l'orizzonte dell'oceano indiano scorgendoci i colori del tramonto nelle langhe. Montale sembrava scrivesse sempre e soltanto sue poesie; quando traduceva, Milosz e Shakespeare avevano la stessa voce.

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