venerdì

3. una saltuaria lettura

filosofia aziendale
Il Business del pensiero. La consulenza filosofica tra cura di sé e terapia degli altri, Alessandro Dal Lago (manifestolibri, 2007, pp. 136, euro 14.00)

La fisiognomica non è questione di poco conto. Spesso le facce sono rivelatrici della sostanza delle persone. In questo senso, il caso dei filosofi è veramente emblematico. Il barbone anticapitalista di Marx, i baffetti nazisti di Heidegger, lo sguardo alienato di Nietzsche, la mite e buffa espressione di Spinoza, la scostante bruttezza di Socrate ecc. Nei ritratti dei filosofi prevalgono di gran lunga i tratti idiosincratici, le maniacali posture, i contegni stravaganti, come se il pensiero avesse preso forma e tormento nei lineamenti del loro volto. Al contrario, i consulenti filosofici sono tutti terribilmente uguali. Assomigliano a rampanti manager oppure a rappresentanti di commercio. Un strano e inquietante incrocio tra business men e maestri di saggezza. Belli e abbronzati, in perfetta forma fisica, impeccabilmente vestiti con giacca e cravatta, ventiquattrore e portatile a tracolla, atteggiamento executive, eloquio brillante e perentorio, frasario di inglese e campionario di citazioni a portata di mano, sono questi i sofisti dell'era della globalizzazione. Niente di nuovo beninteso. Già nel II sec. d.C. Luciano di Samosata, nel breve e irriverente opuscolo I filosofi all'asta, denunciava la prostituzione della filosofia ridotta a mestiere redditizio e spettacolare ad appannaggio di ciarlatani, venditori di fumo e professionisti dell'anima.
Per intenderci, stiamo parlando della Consulenza Filosofica (CF), una specie di psicofilosofia nata in Germania e negli Stati Uniti nel corso degli anni Ottanta, che adesso si sta diffondendo anche in Italia attraverso corsi di formazione, master universitari, libri e pubblicazioni, siti internet e tanto di albo professionale. Il bisogno di filosofia è in continua crescita. L'elenco è piuttosto lungo e bizzarro: festival di filosofia, Café Philo, vacanze e viaggi filosofici, Philosophy of Children, Philosophy of Management ecc. Lo slogan è semplice: portare Socrate in azienda, nelle fabbriche, in ufficio, nelle scuole, nel tinello di casa. Secondo la definizione canonica, la CF è “un'attività che si propone di fornire a chi lo richieda (individui, gruppi, organizzazioni), sulla base di un approccio filosofico, supporto, aiuto e orientamento nell'ambito dei processi intellettuali, esistenziali, decisionali o relazionali, senza avere finalità terapeutiche”. Per avere una vaga idea della svendita in corso, si consultino i testi della collana “Pratiche filosofiche” diretta da Umberto Galimberti per la casa editrice Apogeo e si potrà constatare la fine del pensiero tout court. In realtà, al di là del gergo confessionale e imprenditoriale, un misto di maieutica e problem solving, siamo in presenza di un'operazione pedagogica, nell'insieme autoritaria e paternalistica, che vuole inquadrare e disciplinare le persone per renderle docili, produttive e politicamente inoffensive.
In un piccolo e intelligente libro, pieno di lucida ironia e allarmata preoccupazione, Il Business del pensiero. La consulenza filosofica tra cura di sé e terapia degli altri (manifestolibri, 2007, pp. 136, euro 14.00), il sociologo Alessandro Dal Lago non solo decostruisce con acribia e sarcasmo l'ideologia reazionaria della CF ma, più in generale, si sofferma sulla condizione attuale della filosofia. Lo scenario è sconfortante. La filosofia universitaria si è rintanata in una erudizione storiografica autoreferenziale. Quando diventa pubblica e mediatica, si riduce a spiritosa quanto inconsistente conversazione. Ora, con la comparsa della CF, ultima metamorfosi tardocapitalista, si trasforma in una predica edificante da consultorio, finalizzata alla normalizzazione ortopedica del soggetto. Dal Lago ne evidenzia giustamente due aspetti mistificanti. Da un lato il culto, di ascendenza gnostica, dell'interiorità, per cui la realtà esterna è un puro riflesso del Sé individuale, e dall'altro, conseguentemente, un disinteresse totale per la politica che porta alla rinuncia e all'accettazione passiva del mondo così com'è. Davvero esilarante e rivelativo il secondo capitolo dove si fa la parodia di una seduta immaginaria di counseling tra un consulente e un consultante, da cui emerge che “prendere la vita con filosofia” significa acconsentire al sistema, tirare a campare e non protestare mai. Insomma la filosofia dall'originaria agorà si è trasferita nella piazza del mercato.
Come ha mostrato il sociologo Frank Furedi, si sta diffondendo una “cultura terapeutica” che, attraverso la psicologizzazione della vita, ha di mira il controllo e la gestione della soggettività. I problemi sociali vengono interpretati in un'ottica psicologica. Siamo giunti a un “determinismo emotivo” che ha depoliticizzato la vita pubblica. Sotto questo governo delle anime va profilandosi un nuovo conservatorismo più sottile e pericoloso delle religioni e delle ideologie. Sei stato licenziato, la fidanzata ti ha lasciato, i colleghi sono delle carogne ecc. Nessun problema! Spetta a te rinnovarti: trasformare la disgrazia in un'opportunità per scoprire nuove potenzialità creative. Ecco pronta la schiera di pedagoghi, educatori, formatori e consulenti ben disposti a propinarti e fatturarti inutili corsi di formazione e workshop che non sono altro che un addestramento all'asservimento. Un bel modo per coniugare anima e azienda, spiritualità e risorse umane. In una celebre conferenza il filosofo francese Georges Canguilhem, non a caso il maestro di Michel Foucault, ammoniva i psicologi, uscendo dalla Sorbona, a non prendere la strada verso la Questura. Oggi, dopo i manganelli di Genova, le pasticche di Prozac e le varie psicoterapie cognitivo-comportamentali, arrivano gli istitutori della CF a somministrare pillole di saggezza pratica e una buona dose di rassegnazione. Consiglio per giovani apprendisti filosofi. Al cospetto di certe facce, come avrebbe detto Groucho Marx, lontano parente di quel lucianeo Parresiade che amava parlar chiaro, “non so che cosa hanno da dire. Ma comunque non fa differenza. Qualunque cosa sia, sono contro!”

(recensione di Pierluigi Vuillermin)

Nessun commento: