In libreria, forse non tutti lo avranno notato, da un po' ho appeso sulla bacheca un documento storico, che come spesso dico bisogna rileggere ogni tanto, giusto per ricordarsi di un paio di cosette.

E' il decalogo del buon lavoratore fascista, consegnato a mio nonno Piero in quei brutti anni e ricomparso, per caso, in un vecchio testo di matematica. In realtà nessuno sa con esattezza come sia scampato alla distruzione immediata (si era socialisti di famiglia e nel cuore). Tuttavia, ricordo che quando il nonno se lo ritrovò per le mani, sessant'anni dopo, per la rabbia voleva rimediare a quel laspus e stracciarlo. Mio padre però me lo fece prima leggere ed io chiesi se potevo tenerlo.
Bene, forse non ci crederete ma il brivido che mi corre sulla schiena oggi, leggendo queste parole, è molto più tenace di quello che ancora provo con quel vecchio decalogo.
(E il tentativo di convincermi che sia colpa soltanto dell'abitudine non mi riesce come vorrei)
Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell’ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì»
1 commento:
ci ho messo due mesi per capire come commentare!! rimedio ora: complimenti per l'idea, vi seguo con entusiasmo
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