lunedì

Come piante tra i sassi-Mariolina Venezia (Einaudi 2009)

a cura di Alessandro Pascale

Mariolina Venezia era già emersa con il romanzo Mille anni che sto qui (2007) vincendo peraltro il premio Campiello. Proprio l’ultima sconosciuta quindi non è, perlomeno se conosciamo i ristretti circoli di letterati e intellettuali. Ciò che fa piacere è che Come piante tra i sassi conferma le capacità narrative di un’autrice che forse è arrivata al romanzo un po’ tardi (classe 1961 la Venezia, anche se fa peccato dire l’età di una mademoiselle) dopo una gavetta fatta anche di sceneggiature televisive. Il genere scelto è quello del giallo, o meglio del giudiziottesco (giusto per inventare un neologismo in omaggio al poliziottesco degli anni ’70): ossia la serie di indagini svolte dal sostituto procuratore di Matera Imma Tataranni nello splendido panorama giudiziario dell’Italia, terra di puttane, menefreghisti, politici faccendieri, corrotti, furbi e incompetenti. La Venezia in realtà usa il pretesto del giallo, con l’indagine tutta tesa a seguire gli sviluppi di una morte misteriosa, per lanciarsi in una rappresentazione ahimè assai ben realistica del nostro Belpaese, con tutti i suoi pregi e (soprattutto) difetti. Ma è anche un’occasione per riderci un po’ su, e lasciarsi andare a splendide pagine di umorismo sottile e raffinato, in cui si gioca su una serie di personaggi molto ben caratterizzati (al limite dello stereotipo lo confesso, limite per fortuna mai valicato), tra cui troneggia lei, la protagonista: Imma Tataranni,anni 43, alta un metro e uno sputo, capelli crespi e gusti improbabili: dorato, serpentato. E tacco 12. Una donna priva di fantasia e dritta come una scopa in perenne ricerca della giustizia e dell’onestà, senza mai riuscire a vincere battaglie perse in partenza. Un personaggio sconfitto, eppure moralmente vincente, e nonostante non sia mai riuscita a prendere un 8 di greco-latino al liceo per la mancanza di quell’arguzia e furbizia tipiche delle sue compagne più smaliziate (e ignoranti) Imma rappresenta quell’Italia lavoratrice e originale, che sfruttando al meglio le proprie migliori doti alla fine ce la fa, diventando l’indispensabile tassello per far funzionare ogni giorno un sistema sempre più allo scatafascio. La Venezia non lesina d’altronde sulle tematiche progressiste: piccoli spunti, bozzi qua e là emergono su temi scomodi come l’emigrazione, il razzismo, l’ecologia, il nucleare, l’assenteismo pubblico, la disorganizzazione amministrativo-giudiziaria e dulcis in fundo, la questione morale dei politici, che molto spesso con una telefonata bloccano importanti indagini (quelle che possono dare realmente fastidio) sul nascere. In mezzo a tutto ciò sta la vita privata di Imma, anch’essa specchio della nostra Italia: un matrimonio un po’ cotto e stracotto, qualche pensiero lussurioso di troppo sul giovane carabiniere compagno di indagini, una figlia dodicenne in piena nevrosi ormonale-adolescenziale e una madre rimbambita affidata ad una giravolta di badanti. Tutto ciò è Come piante tra i sassi, ed è la conferma che si può fare ottima letteratura con storie semplici, magari col semplice buon gusto di raccontare. Il piacere di leggere vien da sé.

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